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domenica 18 maggio 2014

AUGURI LUPASTRO!

Il Lupo lui ce l’ha sempre avuto nel sangue. Aveva 13 anni Guido Silvestri, in arte Silver, quando nel 1966 creò la prima striscia dedicata a una sorta di prototipo di Lupo Alberto, il suo personaggio-alter ego che in questi giorni compie 40 anni dalla sua primissima comparsa nelle edicole.
«Dentro il mio primo lupacchiotto affamato c’erano un po’ di Snoopy e un po’ di Jacovitti, ma soprattutto il Wile Coyote di Chuck Jones, per il quale avevo una cotta totale», racconta Silver, che dal 1979 vive a Milano, in viale Bianca Maria, in un appartamento dirimpetto alla redazione, insieme alla moglie Silvia e a due figli, i più piccoli dei cinque avuti con lei.
«Ma una parte a giorni», sospira Silvestri, «va a studiare in Cina, in più la più piccola finisce il liceo e presto rimarremo soli...».
Il creatore di uno dei personaggi più longevi e di successo del fumetto italiano è un distinto signore di 61 anni, che da un po’ è nonno («Grazie alla mia prima figlia ho una nipote di 14 mesi!», gongola): un uomo il cui tratto gentile, educato, mai sopra le righe, si spezzetta in brevi sospiri e ripetizioni che sanno di timidezza e malinconia.

Un lupo avverso al matrimonio e una talpa gay
Tutto il contrario del Lupo, che è rimasto il guascone materialoide che era 40 anni fa, al suo debutto in bianco e nero nella sezione «Zoom Strip» del settimanale Il Corriere dei Ragazzi: un adolescente dalla traiettoria «random», innamorato della gallina Marta, sentimento in virtù del quale ha una sorta di «wild card» per entrare nella fattoria dei McKenzie (gli interessa ben altro che mangiare pollame, e lo sanno tutti).
Un lupo ostinatamente avverso al matrimonio, anche in virtù del vitellonesco pungolamento del suo sodale, Enrico la Talpa, che gli raccomanda bagordi viriloidi e scacciapensieri.
Ma ecco che proprio Enrico è il protagonista di una serie di strisce in cui la talpa vanta la sua scoperta di essere omosessuale, aggirandosi per la fattoria sventolando un cartello con l’imbarazzante scritta «Checca è bello!».
«Ero entrato in contatto con il FuOri (Fronte Unitario Omosessuale) di Angelo Pezzana», ricorda Silver, «e mi invitarono a realizzare delle strip sulla tematica gay. La sfida che feci con Enrico fu quella di rappresentare un omosessuale assolutamente privo delle caratteristiche macchiettistiche che si attribuiscono ai gay. E proprio per questo Alberto è spiazzato, perché si stupisce del fatto che Enrico non abbia quei tic, quei modi di fare che appartengono al cliché deIl vizietto».

(corriere.it)


giovedì 8 maggio 2014

E DAGLI OGGI IL SUO ATTICO QUOTIDIANO

Dopo giorni di silenzio il cardinale Tarcisio Bertone prende carta e penna e scrive di suo pugno una lettera indirizzata ai settimanali diocesani di Vercelli e Genova, sue ex diocesi, e si difende dalle accuse di trasferirsi in un mega-attico di 700 metri quadrati in Vaticano, a dispetto dello stile sobrio di Papa Francesco che vive in un appartamento modesto di appena 70 metri quadrati nella Casa Santa Marta. 

Nella lettera Bertone si difende e smentisce, parlando di gogna mediatica. «Alcuni media hanno parlato in maniera malevola a proposito dell'appartamento che abiterò in Vaticano e, per rincarare la gogna mediatica, l'informatore” ne ha raddoppiato la metratura», scrive il porporato. «È stato detto, fra l'altro, che il Papa si sarebbe infuriato con me per tanta opulenza. Addirittura è stato messo a confronto lo spazio del mio” appartamento con la presunta ristrettezza della residenza del Papa». Da notare le virgolette nel «mio». Nella lettera Bertone spiega che l'appartamento «è concesso in uso e dopo di me ne usufruirà qualcun altro». Rimanda al mittente anche le illazioni su una presunta reazione di ira del Papa argentino. «Sono grato e commosso per la telefonata affettuosa che ho ricevuto da Papa Francesco il 23 aprile scorso - riferisce Bertone - per dirmi la sua solidarietà e il suo disappunto per gli attacchi rivoltimi a proposito dell'appartamento, del quale era informato fin dal giorno in cui mi è stato attribuito». Una missiva precisa e puntuale che chiarisce nei dettagli quanto avvenuto sulla sua futura abitazione. Si tratta di un «appartamento spazioso, come è normalmente delle residenze negli antichi palazzi del Vaticano» ma la ristrutturazione avviene «a mie spese». Poi l'ex segretario di Stato vaticano parla di attacchi mediatici e cita il neo-santo Papa Giovanni XXIII: «Non mi fermo a raccogliere le pietre che sono scagliate contro di me».

Bertone parla anche di espressioni di solidarietà da parte di «tante persone, conosciute durante gli anni del mio ministero a Vercelli e a Genova, o compaesani della mia diocesi di origine Ivrea, che mi hanno scritto e telefonato per condividere il dispiacere». «Esprimiamo la nostra amicizia e il nostro affetto al cardinale -dice al Giornale don Silvio Grilli, direttore del Cittadino, settimanale diocesano di Genova- spesso vittima di attacchi strumentali. Lo conosciamo bene, è sempre stata una persona ben lontana da ogni umana avidità». Basterà a rintuzzare le critiche? Pesa il fatto che i 350 metri quadrati dell'appartamento dove andrà a vivere il cardinale Bertone siano di gran lunga di più dei 70 metri quadrati di Papa Francesco, e siano diversi anche dallo lo stile del nuovo segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, anche lui coinquilino della Casa Santa Marta.
(il giornale)


Meno male, meno male e ancora meno male che la Chiesa dovrebbe essere povera, pensare a chi soffre, ai deboli, ai bambini senza famiglia, casa, cibo, vessati dalla guerra e dalla fame, ai senzatetto, alle donne sole e maltrattate, ai disabili, agli anziani che non hanno più nessuno.
Meno male sul serio: forse in quei 700 mq di attico che ora sono solo 350, Bertone ci mette dentro tutte le persone che la Chiesa deve aiutare.
O forse ci fa i festini stile il Silvio che è un po’ più realistico.

Chissà se gli indignati della fellatio mazzucchiana avranno qualcosa da dire o saranno impegnati ad andare a messa come sempre e a fare fellatio pensando a Dio, perchè se pensi a dio si può...

domenica 16 marzo 2014

BASTA CHE PENSATE A...

"Donne, praticate il sesso orale a vostro marito ogni volta che ve lo chiede", parola dell'arcivescovo di Granada. 
Un'ondata di polemiche ha travolto la chiesa spagnola dopo l'esortazione rivolta alle fedeli dal Francisco Javier Martínez: "Non sentitevi in colpa, non è peccato se pensate a Gesù mentre lo fate".
Non è la prima volta, d'altra parte, che il prelato suscita scalpore per le sue provocazioni. Nel 2009, aveva paragonato l'aborto al genocidio.
Due anni dopo, inoltre, era finito nell'occhio del ciclone per un'altra dichiarazione: "Una donna che abortisce può essere violentata", aveva detto nel corso di un'omelia. Nel 2007, infine, era stato condannato per intimidazione nei confronti di un sacerdote locale. L'apertura al sesso orale, tutto sommato, appare quasi come una presa di posizione moderata. 
(liberoquotidiano.it)


Premettiamo che si sta già dicendo che è una bufala, stanno tutti correndo ai ripari, ma noi Jene non ci crediamo e quindi commentiamo questa notizia che ha rimbalzato per tutto il mondo.
Cosa cosa cosa? Praticare sesso orale a un uomo (osservate la finezza della Chiesa, praticarlo a un uomo va bene, a una donna no) nonè peccato se si pensa a Gesù?!
Allora anche gay e lesbiche non fanno peccato quando si amano, basta che pensino a Gesù.
Cosa sono questi discorsi “salva le chiappe Beghelli” altamente discriminatori e anche stupidi?
Fare l’amore, caro Martìnez, non è mai un peccato se a farlo sono persone adulte, consenzienti e che si amano.
Si trattasse anche solo di puro sesso, se lo vogliono e sanno ciò che fanno non c’è peccato.

Il peccato ce l’hai tu in testa, come le pigne che ti riempiono la scatola cranica.


sabato 8 marzo 2014

CONOSCO QUESTE MANI

Conosco queste mani
che hanno accarezzato ed amato
per tutta la vita lavorato senza sosta…
veloci, delicate, laboriose.
E queste voci
che hanno cantato nenie ed alleluia
gioito nell’amplesso dell’amore
o gridato nel buio di una stanza…
mortificate, arrabbiate.
Osservo questi corpi suadenti
amati solo per la loro bellezza
adulati per la sottomessa dolcezza
ripudiati per la loro forza interiore…
mercificati o santificati.
Conosco queste donne
dal volto fiero e dignitoso
allegre o tristi mai rassegnate
decise a difendere
la propria “libertà”.
Discerno anche sentimenti
che smuovono le coscienze perchè
tutto non diventi lecito
e la violenza non abbia più un alibi!

(Angela Giordano)


domenica 23 febbraio 2014

DALL'ALTO DEL PULPITO...

Secondo monsignor Paolo Rigon, vicario giudiziale del tribunale ecclesiastico della Liguria, il "mammismo", la dipendenza psicologica dai genitori», fa male alla coppia e alle famiglie.
Per mammismo, secondo l'alto prelato, dovrebbe essere possibile richiedere una dichiarazione di nullità del matrimonio.
"Per ogni scelta, per ogni mossa, è necessaria l’approvazione del genitore, che di fatto diventa patologicamente il vero coniuge", dice Rigon, "la persona che si è sposata sarà solo la sostituta".
Sempre per il Tribunale ecclesiastico problemi di tipo sessuale, infedeltà, droga, alcol, comportamenti antisociali sono altrettanti mali che minano la stabilità di una coppia.
(loccidentale.it)

Per la seconda parte dell’articolo, diciamo che Rigon ha scoperto l’acqua calda: non occorre essere sposati per sapere che alcol, droga, violenza e sociopatie sono alcune delle cause che rovinano una coppia perché sono realtà evidenti, sotto gli occhi di tutti.
E’ la prima parte che ci lascia perplessi e un tantino ironici… è per evitare il mammismo allora che alcuni preti si preoccupano tanto di prendersi “cura” dei bambini?

A voi la sentenza!


giovedì 20 febbraio 2014

COSA C'E' SOTTO GLI UFFIZI

Sessanta scheletri adagiati uno a fianco all'altro, vittime di una micidiale epidemia che colpì la città di Firenze tra il V e il VI secolo d.C. È una scoperta straordinaria quella della necropoli tardo romana affiorata durante gli scavi sotto allaBiblioteca degli Uffizi. Una scoperta che - insieme ad altri elementi emersi durante gli scavi - consente di riscrivere la storia della città di Firenze dall’età tardo romana fino all’impianto architettonico vasariano della seconda metà del XVI secolo.
«Si tratta di un documento eccezionale: la fotografia istantanea di una catastrofe di proporzioni immani che ha colpito Firenze in età alto medievale - spiegano dal Polo Museale Fiorentino - Una catastrofe che ha sicuramente contribuito al noto lungo periodo di decadenza della città e alla sua quasi scomparsa dalla storia, ma forse anche da sola sarebbe sufficiente a spiegarlo».
I lavori vanno avanti da mesi sotto al Magliabechiano, la sala di lettura della Biblioteca degli Uffizi attigua a piazza del Grano, nella zona di Levante della struttura museale. Gli scavi si svolgono nell’ambito del progetto Nuovi Uffizi e vedono impegnate ben tre soprintendenze (Polo Museale, Beni architettonici e Beni archeologici), ma la scoperta della necropoli alto medievale rappresenta finora la scoperta più sensazionale.
Gli scheletri ritrovati sono con ogni probabilità vittime di un letale contagio di peste o colera che colpì Firenze in un periodo finora poco noto della sua storia. In attesa di conoscere i risultati delle analisi al carbonio 14 che consentiranno di datare in maniera certa gli scheletri, gli archeologi anticipano che la disposizione dei cadaveri, allineati secondo lo schema testa-piedi per ottimizzare lo spazio nella fossa comune, denuncia la fretta con cui fu condotta l'operazione di sepoltura, probabilmente a causa di un'epidemia insorgente o già in atto.
Oltre al clamore destato dal ritrovamento, gli scavi hanno inoltre permesso di conoscere meglio la struttura della città di Firenze in età romana: durante gli scavi sotto gli Uffizi, infatti, alcuni saggi in profondità hanno permesso di rinvenire limi e sabbie fluviali che indicano come l'area, posta a Sud del circuito murario romano, fosse disabitata e periodicamente occupata dall'Arno. Quindi la necropoli improvvisata risalente a 1500 anni fa si sarebbe sviluppata in un'area disabitata, deputata fin dal I-II secolo al deposito di scarti e detriti edilizi.
«Appare verosimile che l’evento drammatico che ha determinato la realizzazione di questo cimitero d’emergenza sia da collocare nella stagione calda - continua il comunicato del Polo Museale Fiorentino - quando il fiume in secca si ritirava nella parte Sud dell’alveo rendendo praticabile il suolo formato dai suoi sedimenti, depositati durante le fasi di piena invernale in sponda destra».
Gli archeologi escludono che si possa trattare di un eccidio della popolazione fiorentina per mano delle invasioni barbariche, dal momento che gli scheletri non recano segni di ferite da taglio.
Dell'epidemia dell'Alto medioevo si sarebbe persa la memoria nel corso dei secoli successivi, quando l'area del cimitero venne occupata dall'espansione della città di Firenze. Tra XII e XIII secolo l’area, a seguito della necessità di nuovi spazi, viene edificata ed urbanizzata, come denunciano alcune fondazioni murarie e pozzi di smaltimento per liquami e acque reflue emerse durante gli scavi.
L'area assunse poi l'assetto che conosciamo con l’intervento vasariano, che abbatté il quartiere medievale per far posto alle Magistrature Granducali.
Tutta l'operazione di scavo è stata ripresa in 3D dalle sovrintendenze è in futuro sarà utilizzata all'interno del Museo.
(mentelocale.it)




domenica 16 febbraio 2014

DAGLI ATOMI AL CERVELLO

Una nuova generazione di dispositivi elettronici a basso consumo energetico, dagli smartphone ai computer fino ai veicoli spaziali: ecco il frutto inaspettato che potrebbe nascere dalla mappatura del cervello umano a cui stanno lavorando i ricercatori dell’Università di Firenze coordinati da Francesco Pavone, che ha illustrato il progetto al convegno «Dagli atomi al cervello. Le scienze di base per la comprensione delle funzioni del cervello » organizzato dal Politecnico di Milano. 

Il suo gruppo di ricerca, presso il Laboratorio europeo di spettroscopia non lineare (Lens) di Sesto Fiorentino, collabora allo «Human Brain Project », il progetto di ricerca decennale finanziato con oltre un miliardo di euro dalla Commissione europea per ricreare un super cervello artificiale. 

«Il cervello è sistema molto efficiente dal punto di vista energetico», spiega Pavone. «Basti pensare che per eseguire un ragionamento complesso consuma all’incirca 20-30 watt, quasi un miliardo di volte in meno rispetto ad una macchina». Proprio nella sua architettura potrebbe risiedere la chiave di questo primato.  

«Quando riusciremo ad esplorare l’intricata rete costituita dai neuroni nello stesso modo in cui navighiamo su Internet - aggiunge Pavone - si aprirà una pagina completamente nuova per la scienza, la tecnologia, e per l’intera società». La mappatura del cervello «ci permetterà non soltanto di trovare nuove cure per patologie come l’Alzheimer o l’autismo - conclude - ma anche di rivoluzionare la tecnologia dell’informazione con nuovi computer ispirati al cervello stesso». 

(Ansa)  


lunedì 27 gennaio 2014

LA FAME DI SCRIVERE

Le mie annotazioni vorrebbero anche sfatare definitivamente una leggenda tanto diffusa quanto falsa: e cioè che la sofferenza nobiliti. Eravamo tutte martiri, ma non di quelle che aspirano alla santità. Martiri con una voglia di vivere talmente esorbitante, che eliminava la pietà anche al cospetto della morte (degli altri). 
Uno strano pianeta, un universo a conti fatti ignoto, salvo per coloro che ne facevano parte, governato da un'unica legge: sopravvivere.
Forse devo la mia sopravvivenza al mio diario, che mi lasciava appena il tempo di pensare alla fame, a mia madre...

Diciamo piuttosto che la mia fame di scrivere era più forte di ogni altra fame, di ogni altra paura, più forte dei pidocchi, della diarrea. Più forte del Terzo Reich.
Sarà il caso che, tra tanti piedi e tanti passi, ha consentito ai miei di inciamparvi? 
Era irriconoscibile, polverosa, consumata. Ma io l'ho riconosciuta. Forse eravamo in marcia l'una verso l'altra da un bel pezzo. Un incontro predestinato. Forse non è neppure una matita - è una bacchetta magica. 
Questa cosa rosicchiata, strappata al fango, mi restituisce di nascosto quello che un universo mortifero tenta di strapparmi: la gioia di dire "merda!"

Conversazione edificante con Hella. Oggi, durante la pulizia, mi ha sorpresa a letto. Come sempre, dopo l'appello, mi ci ero infilata di nuovo; l'unica breccia in questo compatto inferno è una mezz'ora di tranquillità. Mi riempio di frescura, di silenzio. Fino ad oggi sono riuscita a procurarmeli con stratagemmi e astuzie, nonstante i rischi.
Si è avvicinata quatta quatta. Quando mi sono accorta di lei, doveva essere lì già da qualche istante:
— Che fai a letto?
— Scrivo.
— Cosa?
— Cose.
Tace. Non ha il suo manganello. Potrebbe usare le mani, ma forse è pigra, o solo sconcertata da una situazione inattesa.
— E la carta dove l'hai presa ?
— L'ho trovata.

Ho aggiunto che l'ho strappata dal recinto dei gabinetti e che dietro ha la scritta: "Sauberkeit ist Gesundheit." [Pulizia è salute] Ma non ha insistito. Oggi non è in forma. Mi chiede, quasi fiaccamente:
— Ci tieni alla pelle?
— Un po'.
— Allora butta via immediatamente quella roba. Weg schmeissenl
Non mi scaccia neppure dalla mia cuccetta.  - Weg schmeissen!
Strana situazione. Cos'è più ' forte della mia paura? La mia seconda pelle: il mio diario.

(testimonianza di un deportato nei campi di concentramento tratta dal sito LSGalilei)


giovedì 23 gennaio 2014

"UCCIDO I MIEI FIGLI PERCHE' SONO INDEMONIATI"

Questa volta non ce la sentiamo nemmeno di commentare, davanti a un orrore simile siamo senza parole.
Leggete anche voi fino a che punto si spinge la crudeltà umana.

Una donna ha ucciso a coltellate i due figli di uno e due anni e ferito gravemente gli altri due di 5 e 8 durante quello che lei stessa ha definito un rituale di esorcismo. 
La tragedia è avvenuta in una cittadina del Maryland.
La madre dei bambini , Zakieya Latrice Avery, 28 anni e Monifa Denise Sanford, di 21, sono ora accusate di omicidio e tentato omicidio. 
Gli agenti di polizia hanno descritto una scena cruenta, scioccante, quella che si sono trovati davanti entrando in una villetta a Germantown, venerdì mattina.

I bambini sono stati massacrati a coltellate. Norell Harris, un anno, Zyana Harris, due, sono stati trovati in un lago di sangue. I fratellini Taniya, 5 anni, e Martello, 8, sono invece ricoverati in ospedale con diverse ferite d'arma da taglio sul corpo. 
Sono gravissimi

«Casi come questo sono strazianti» ha detto il capo della polizia di Montgomery County, Tom Manger,in un comunicato.
Monifa Denise Sanford viveva nella villetta degli orrori, come è stata ribattezzata nella cittadina, ma non era un membro della famiglia.

(Il messaggero)


giovedì 16 gennaio 2014

SEMPRE MENO ESTINTI

Altro che il Paese dei monumenti, delle città d’arte ricche di storia e della cucina dai sapori inconfondibili. L’Italia è il Paese della biodiversità, dove le montagne e il bacino mediterraneo vantano una varietà tale di flora e di fauna da averla fatta diventare uno di quelli che gli esperti chiamano «hotspot»: un punto «caldo», pieno di vita e quindi da tutelare. I numeri raccolti dal WWF nel suo primo «Rapporto sulla biodiversità» non mentono. All’interno dei nostri confini si stima l’esistenza di 58 mila specie animali e di 6.700 vegetali. Pari rispettivamente al 30% e al 50% di quelle esistenti in tutta Europa in una superficie che è circa un trentesimo di quella del continente.  

Ma se poi si va a guardare oltre le cifre, si scopre che i numeri tengono conto anche di specie fino a un po’ di tempo fa date per spacciate e oggi ricomparse. Prendete la cicogna bianca. Un animale amatissimo, grazie anche al suo forte significato culturale. Nel 1970, in Italia, non ne era rimasto un solo esemplare. Oggi se ne contano un centinaio di coppie. Lo stesso vale per il fenicottero: dato per scomparso o quasi trent’anni fa e presente in 6 mila esemplari oggi. Ma in questo «Borsino delle specie», stilato dai ricercatori di WWF e della Società italiana di Ecologia che hanno condotto lo studio, gli esempi delle specie che hanno visto un miglioramento del proprio status sono tantissimi. C’è l’orso delle Alpi, passato dai 3-5 individui del 1990 ai 40 attuali, il camoscio appenninico, dai 600 di vent’anni fa ai circa 2000 e ancora l’airone guardabuoi, assente nel 1980 e oggi presente in 1000 coppie. Tutte specie diventate poco a poco protette. Come il lupo. 

«Merito dell’istituzione di aree a tutela degli animali e di norme che negli anni hanno fortemente limitato l’attività venatoria. Oltre che a una radicale trasformazione culturale nella popolazione» osserva Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia e curatore del rapporto. 

Ma davanti a un quadro come questo c’è da stare tranquilli? Purtroppo no. Il rovescio della medaglia è la forte contrazione di tante altre specie un tempo presenti nel nostro Paese. Come la gallina prataiola, uccello di grosse dimensioni abituato a nidificare nell’Europa meridionale. Nel 1970, solo in Puglia vivevano 1000 esemplari di questo animale. Oggi non ne sono rimasti più di 10, mentre nel giro di cinquant’anni il gambero di fiume ha perso il 90 per cento del suo areale. Ma l’elenco delle specie in via di estinzione è lungo e contiene anche il gallo cedrone, la tartaruga di mare, la pernice bianca e l’ululone. A cui si aggiungono i nomi di animali per cui il rischio esiste da più tempo: la foca monaca e la lince di cui, in Italia, esistono tra i 3 e i 5 esemplari viventi o ancora lo stambecco, non più di 10mila individui. E la colpa è soprattutto dell’uomo.  

«Continuiamo a costruire, e a frammentare le aree naturali e gli esseri viventi che in quegli habitat si sono sviluppati a poco a poco scompaiono – prosegue Bologna -. L’unico modo per salvarli è mantenere in vita gli ecosistemi. Banale, forse, ma non c’è altra via d’uscita. L’Italia ha un capitale naturale immenso ma le politiche economiche non lo tengono in considerazione. E ciò va a discapito sia della natura stessa sia dell’uomo che, del resto, è parte della natura».  

Non consola di certo il fatto che nel resto del mondo le cose non vanno meglio. La ricerca WWF parla di 5 milioni di specie animali e vegetali che vivono nell’intero Pianeta. Se ne scoprono 49 al giorno, circa 18 mila all’anno. Ma altre hanno popolazioni con numeri drammaticamente bassi. Di tigri ne restano 3200 e tre sottospecie su nove si sono già estinte. I panda giganti sono 1.600, i gorilla di montagna 870 e i rinoceronti di Giava sessanta.  

(lastampa.it)


venerdì 29 novembre 2013

ARRIVEDERCI A...

Dicembre è alle porte e come sempre per noi Jene arriva il momento del riposo.
Ci rivedremo a Gennaio, dopo una lunga caccia di notizie e curiosità.

Fate i bravi, le Jene vi osservano sempre!




domenica 24 novembre 2013

UGUALI DIRITTI PER TUTTI

La notizia, che arriva a pochi giorni di distanza da quella dell'affido temporaneo di una bimba di tre anni ad una coppia omosessuale, ha ancora una volta come teatro la provincia di Parma. È qui, infatti, a Castellina di Soragna che ha sede Servizi Italia, azienda del gruppo Lavanderie Italia che si occupa di servizi integrati per la sanità. Con un accordo sindacale siglato giovedì scorso, dunque, Servizi Italia si impegna a riconoscere uguali diritti circa la licenza matrimoniale a tutti i propri dipendenti, a prescindere dal loro orientamento sessuale.

«Si è trattata di una proposta che è arrivata dai sindacati, in particolare dalla Cgil, e che abbiamo accolto convintamente anche se un po' atipica», spiega Simona Campanini, direttore delle Risorse Umane dell'azienda che specifica anche che per il momento il provvedimento è limitato ai soli dipendenti dello stabilimento del Parmense (200 persone) ma non esclude che in futuro possa venire esteso anche alle altre sedi del gruppo. «Il tema delle pari opportunità nel nostro Paese – chiosa la dirigente - è ancora aperto. Questo accordo è un piccolo passo ma dimostra come tra aziende e sindacati ci possa essere un dialogo virtuoso che va al di là di stipendi e maggiorazioni».

L'iniziativa di Servizi Italia è stata quindi commentata con entusiasmo da Sergio Lo Giudice, già presidente Arcigay e attuale senatore in quota al Pd: «È davvero una bella notizia. In questo campo il settore privato si mostra più avanti del pubblico: due anni fa il mio datore di lavoro, il ministero dell'Istruzione, ha rifiutato di riconoscermi la stessa opportunità a seguito del mio matrimonio in Norvegia con il mio compagno Michele».

(ilsole24ore)


giovedì 14 novembre 2013

LA DIETA MEDITERRANEA AMMAZZA LO SMOG

Degli effetti benefici della “Dieta mediterranea” se ne discute ormai da decenni ma, in questi ultimi anni, sempre più studi scientifici ne dimostrano l'effettivo valore positivo per il nostro organismo.
Mangiare bene non solo per mantenere il fisico più efficiente ma, secondo lo studio presentato al Congresso nazionale della Società di Medicina Interna, per aiutarlo a contenere i danni alla salute provocati dall'inquinamento atmosferico.

La ricerca di Francesco Violi, coordinatore della ricerca per la Università della Sapienza di Roma, ha preso in esame 100 operai di una acciaieria di Milano esposti normalmente alle polveri sottili. I lavoratori quando sono sul lavoro si espongono a polveri sottili PM5 e PM10 a livelli simili di quelli che si potrebbero respirare nel centro di Roma.
Questo tipo di polveri è in grado di abbassare di oltre il 50 per cento il tasso di vitamina B nel sangue e di aumentare, allo stesso tempo, il livello ematico di una proteina che si lega allo stress ossidativo.
Aumentare in casi come questo il consumo di olio di oliva, pesce, frutta e verdura - così come indicato nella dieta mediterranea, - aiuta l'organismo a far risalire i livelli di vitamina B e a ricaricarlo di fattori antiossidanti.
La ricerca ha anche permesso per la prima volta, di identificare un probabile meccanismo che lega la presenza di smog all'instaurarsi di patologie cardiovascolari, delle quali lo stress ossidativo è considerato una importante causa.

Necessario ricordare che proprio una settimana fa l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito lo smog tra le cause principali del tumore polmonare. Doveroso quindi combattere, per quanto possibile, gli effetti negativi dell'inquinamento almeno a tavola riscoprendo la genuinità dei prodotti alimentari made in Italy che le cucine di tutto il mondo ci invidiano.

(dal web)






giovedì 7 novembre 2013

PIU' PUZZI, MEGLIO E'

Adesso è chiaro: se Napoleone non si lavava non era per piacere di più alla moglie, ma era perché temeva di ammalarsi di Alzheimer (anche se poi è morto avvelenato, guarda te la sorte com’è burlona!).
Ebbene sì, la notizia arriva fresca fresca da Cambridge, gli stessi eminenti scienziati che avevano cercato il tempo di puccio perfetto del frollino nel tè:

Un eccessivo uso di acqua e saponi: potrebbe essere questa la causa dell'epidemia di Alzheimer nel cosiddetto primo mondo, che coinvolge 80 milioni di persone a livello globale.
Lo sostiene uno studio dell'Università di Cambridge, pubblicato sulla rivista Evolution medicine and public health, che ha messo a confronto i dati sull'incidenza della malattia in 192 nazioni, e hanno concluso che la demenza senile è meno numerosa nei Paesi poveri, dove il contatto con microbi e batteri è alto, mentre è paradossalmente più alta nei Paesi sviluppati.


Per cui, a furia di usare saponi e disinfettanti, si annullano o quasi le aggressioni esterne, con il risultato che il sistema immunitario non si sviluppa e in età adulta ci si ammala più facilmente.
L'ipotesi trova fondamento nel minore sviluppo nei Paesi occidentali dei linfociti T, che sono carenti nel cervello di chi è affetto da Alzheimer. Vero è anche che nelle aree meno sviluppate si vive di meno, e la demenza senile spesso non ha il tempo di manifestarsi.
Ma dalla ricerca emerge che negli Stati dove i tre quarti della popolazione vive in aree urbane, la demenza degenerativa ha una incidenza significativamente superiore rispetto alle aree sottosviluppate quali India, Africa e Cina.
(cadoinpiedi)

Dunque, care mamme, se da domani i vostri pargoli adolescenti lanceranno il sapone dalla finestra non dovrete sgridarli ma elogiarli: il nuovo comandamento è che l’uomo ha da puzzà!


Ma deliriamo?!


domenica 3 novembre 2013

QUANDO LA VANITA' DIVENTA MORTALE

Condannata dalla vanità o dalla superficialità con cui ha voluto il ritocco? Poco importa oggi a Apryl Michelle Brown analizzare le sue colpe e ricostruire il maledetto percorso che l’ha condotta a un passo dalla morte.
Amputata di braccia e gambe per aver cercato di ringiovanire e rialzare i glutei con la medicina estetica. Voleva vedersi più bella e assumere forme sinuose. Invece oggi si ritrova ridotta a un manichino, come appare nelle foto impietose pubblicate da alcuni giornali stranieri.
Questa americana di colore, 46enne, madre di due figli, di Los Angeles, ha commesso l’errore di rivolgersi al mercato nero, per spendere di meno. E’ finita nelle mani di un ciarlatano che, spacciandosi da specialista, le ha infilato del silicone nelle parti da rimodellare. Risultato, quattro anni di ricoveri in ospedale e, come ultima complicanza, un’infezione terribile che le ha praticamente messo fuori gioco la circolazione sanguigna di mani e piedi rendendo necessari tagli di parti del corpo. Michelle è viva per miracolo.

La sua storia è stata riportata da diverse testate giornalistiche: «Ho pagato per la mia vanità», si è incolpata. E ancora: «Non me la posso prendere con nessuno se non con me stessa.
Desidero che la mia esperienza sia conosciuta per evitare altre vittime. Le donne devono conoscere quali pericolosi corrano quando inseguono la bellezza.
Non sapevo a cosa andassi incontro. Pensavo mi avrebbero fatto delle iniezioni inoffensive che avrebbero corretto i miei glutei imperfetti».
La persona che ha per sempre rovinato la sua esistenza le aveva assicurato che avrebbe utilizzato silicone innocuo. Invece si trattava di plastica per uso industriale e non medicale.
Un po’ come le protesi al seno dell’azienda Pip, di fabbricazione francese, impiantate in centinaia di migliaia di donne nel mondo. Poi si scoprì che contenevano materiale non garantito.

(Corriere della Sera)


giovedì 24 ottobre 2013

SIAMO TUTTI UN PO' LICANTROPI

La luna piena disturba il sonno.
A scoprire l'influenza che il nostro satellite naturale esercita sul corpo umano è stato un nuovo studio realizzato presso l'Università di Basilea. Sembra incredibile, quasi soprannaturale, ma è proprio così.
Per dimostrarlo, un team di ricerca coordinato dal Prof. Christian Cajochen dell'Ospedale Psichiatrico dell'Università di Basilea ha analizzato il sonno di oltre 30 volontari suddivisi in due gruppi di età. Mentre dormivano, gli scienziati hanno monitorato i loro schemi cerebrali, i movimenti degli occhi e hanno misurato le loro secrezioni ormonali.
I dati mostrano che sia la percezione soggettiva che quella oggettiva della qualità del sonno cambiavano in base ai cicli lunari. Durante l'osservazione è stato notato che nel periodo intorno al plenilunio, l'attività cerebrale nelle aree relative al sonno profondo scendeva del 30 per cento.
 Inoltre, i volontari hanno impiegato mediamente 5 minuti in più per addormentarsi e complessivamente hanno dormito 20 minuti in meno.
Una volta intervistati, essi hanno rivelato che percepivano di aver dormito male durante le notti di luna piena e avevano mostrato livelli più bassi di melatonina, un ormone che regola i cicli di sonno e veglia. 
“Questa è la prima prova attendibile che il ritmo lunare sia in grado di modulare la struttura del sonno negli esseri umani”, ha detto Cajochen.

I risultati suggeriscono che, anche oggi, nonostante le comodità della vita moderna, l'uomo risponde ancora ai ritmi geofisici della luna. Secondo i ricercatori, questo ritmo “lunare” potrebbe essere una reliquia d'altri tempi, quando la luna era responsabile dei tempi del comportamento umano. Questo fenomeno è più noto tra altri animali, in particolare tra le creature marine, visto che la luce della luna influisce sulla loro riproduzione.
Proprio ieri un altro studio aveva messo in relazione la luna calante con gli intervent al cuore, sostenendo che le operazioni subite quando la luna non è più piena hanno in genere una maggiore possibilità di riuscita e richiedono una degenza più breve in ospedale.
I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Current Biology.

(nextme.it)


giovedì 10 ottobre 2013

IL PESCE SALVA TIROIDE

Il segreto per proteggere la tiroide sarebbe una dieta a base di pesce.
E’ molto importante infatti proteggere questa ghiandola che ha un ruolo importante nel nostro organismo.  Nonostante abbiamo quasi 8.000 chilometri di coste, nel nostro Paese, si continuano a registrare più di 40.000 interventi per asportazione della Tiroide. E’ un peccato, visto che abbiamo la possibilità di alimentarci in maniera adeguata, tale da fornire il giusto contributo di iodio al nostro corpo. 

Non a caso le persone che vivono nelle zone costiere e mangiano pesce fresco regolarmente sono le meno esposte ai problemi della tiroide, come ad esempio noduli, gozzi e neoplassie. 
Il chirurgo endocrino dell’Università Cattolica di Roma Luca Revelli ha spiegato “E’ l’alimentazione, la fonte principale di questo elemento. “Respirare l’aria di mare” è una leggenda metropolitana: le quantità di iodio che possono essere inalate sono meno che omeopatiche. Il cibo, dal pesce fresco ai prodotti locali coltivati su terreni costieri ricchi di iodio, invece ne sono ricchi”.

La tiroide è una ghiandola endocrina a forma di farfalla, posizionata nel collo e costituita da due lobi, destro e sinistro, uniti da uno stretto ponte che prende il nome di istmo. Ricopre un ruolo molto importante a livello ormonale e mangiare pesce sembra sia una buona  protezione. L’antidoto per la tiroide sarebbe quindi  una  dieta composta da crostacei,alghe,molluschi, frutti di mare e pesci ma anche broccoli,spinaci, rapa e salsa di soia. Questi alimenti, contengono iodio ed una buona dieta quindi sarebbe quindi necessaria per proteggere la tiroide.

(centrometeoitaliano.it)



giovedì 26 settembre 2013

E CI RISIAMO....

 Le misure del governo su Imu ed Iva non sono state altro che delle dilazioni nel tempo di pagamenti che, senza iniziative più incisive, presenteranno comunque il conto agli italiani. Così il pressing del fisco sulle imprese rischia di generare un vero e proprio ingorgo, con 24 scadenze fiscali e contributive che si concentreranno tra novembre e dicembre.

Secondo la Cgia di Mestre, che ha lanciato l'allarme, molte di queste - come il pagamento dell'Iva, dell'Imu e della Tares - saranno più onerose delle precedenti. Inoltre, a seguito dello slittamento dell'aumento dell'Iva al prossimo 1 ottobre, anche gli acconti di fine anno di Irpef, di Ires e forse anche quelli dell'Irap subiranno dei rincari che, comunque, saranno compensati in sede di pagamento del saldo nel 2014.

Già in affanno per la cronica mancanza di liquidità, tra novembre e dicembre le piccole imprese, che costituiscono la quasi totalità delle aziende presenti nel nostro Paese, dovranno  versare, tra imposte tasse e contributi, tra i 10.800 e i 56.000 euro: "Una vera stangata - dicono gli artigiani - che rischia di mettere definitivamente in ginocchio moltissimi operatori economici".

L'Associazione veneta fornisce anche un quadro delle scadenze in arrivo:

IVA - L'aumento dell'aliquota dal 21% al 22% doveva scattare dal 1 luglio. Nella bozza del Decreto legge approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri l'aumento è stato spostato al 1 ottobre. L'Erario riceverà i "benefici" di questo rincaro a partire dal mese di novembre, quando le imprese che versano l'Iva con cadenza mensile pagheranno l'imposta.

IMU - Gli imprenditori stanno attendendo con fiducia la riforma che l'esecutivo dovrà presentare entro la fine del prossimo mese di agosto. In questa rimodulazione dell'imposta potrebbe essere introdotta la deducibilità dell'Imu dalla determinazione del reddito di impresa. Si ricorda, inoltre, che, in seguito alla proroga del termine per l'approvazione del bilancio di previsione, i Comuni hanno tempo sino al 30 settembre  2013 per approvare le aliquote IMU da applicare per l'anno in corso.

TARES - L'applicazione del nuovo tributo ambientale è stata di fatto posticipata a fine anno. La normativa, infatti, stabilisce che i Comuni hanno la possibilità di decidere liberamente il numero delle rate di versamento. Le prime due potranno corrispondere agli importi della vecchia Tia/Tarsu, mentre la determinazione dell'ammontare complessivo dovuto a titolo di Tares avverrà con l'ultima rata, dalla quale saranno detratti gli importi già effettuati nei primi due versamenti. Non è da escludere che la riforma della tassazione sugli immobili, che dovrà essere approvata entro il prossimo mese di agosto, cancelli o riformi questa nuova imposta. Per misurare gli effetti della Tares si è deciso che l'ammontare complessivo sia calcolato con la rata di dicembre. Rispetto a quanto pagato nel 2012, per l'anno in corso si è ipotizzato un aumento del costo a carico dell'azienda del 15%. Così come stabilito dalla nuova normativa, questo è l'incremento minimo necessario affinchè il gettito della Tares copra interamente i costi del servizio di asporto e smaltimento dei rifiuti.

ACCONTI - Molto probabilmente a novembre gli acconti Irpef, Ires e forse Irap subiranno un aumento. Infatti, il Decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 25 giugno (il testo ufficiale non è ancora stato pubblicato) sembra prevedere: l'aumento dell'acconto Irpef dal 99% al 100% dal 2013 (e quindi anche per il futuro); l'aumento dell'acconto IRES dal 100% al 101% solo per il 2013. Il pagamento della prima rata non viene interessato dall'aumento: in questo modo il maggior esborso si farà sentire interamente con il pagamento della seconda rata. Sembra che anche l'acconto Irap aumenti di 1 punto percentuale. Di conseguenza, gli imprenditori individuali e le società di persone applicheranno l'aliquota del 100%, i soggetti Ires quella del 101%.

(Repubblica)


giovedì 12 settembre 2013

PRENDIAMO LE IMPRONTE A PINOCCHIO

Impronte digitali che si 'accendono' nel cervello quando si dice una bugia. Ora queste aree possono essere identificate con una tecnica, l'imaging neurale, che fa vedere una specie di 'impronta digitale' della menzogna. E' quanto è stato scoperto da una équipe di studiosi italiani del dipartimento di Psicologia dell'Università di Milano-Bicocca. 
Lo studio è stato appena pubblicato sulla rivista Plos One ed è firmato da Alice Proverbio, Maria Elide Vanutelli e Roberta Adorni. Le zone del cervello più attive nella costruzione delle bugie, spiegano le ricercatrici, sono la regione frontale e pre-frontale dell'emisfero sinistro e la corteccia cingolata anteriore. "Attraverso l'elettrofisiologia cognitiva - spiega Alice Proverbio, coordinatrice dello studio - siamo in grado di vedere come reagisce il cervello di una persona quando riconosce qualcosa di familiare. Inoltre, è possibile stabilire quando una persona sta mentendo poiché il cervello produce una risposta bioelettrica inconfondibile, chiamata N400, che riflette il tentativo di sopprimere l'informazione riconosciuta come vera". Ed è proprio questa risposta definita 'l'impronta digitale unica della bugia'.

Il test dell'Università di Milano-Bicocca è stato condotto su 25 studenti universitari, tutti volontari. Il campione era composto da 12 maschi e 13 femmine. A ogni partecipante sono state sottoposte 296 domande bilanciate per argomento e tipo di informazione. I quesiti comprendevano anche dati, fatti e comportamenti personali conosciuti da ciascun partecipante. Per ogni risposta è stato chiesto di mentire o dire la verità. Nel test è stato utilizzato un paradigma innovativo, che simula la situazione stressante dell'interrogatorio, con domande anche imbarazzanti o su temi delicati. Per scoprire se mentivano o meno ogni studente indossava cuffie speciali con 128 rivelatori che registravano l'attività elettrica del cervello.

Le verità nascoste. Rispetto alla cosiddetta macchina della verità, "che si basa sulla misurazione di aspetti fisiologici come sudore e battito cardiaco per individuare chi mente - aggiunge Proverbio - il nostro metodo misura anche l'effetto cerebrale delle emozioni provate durante l'interrogatorio. L'attività mentale, misurata attraverso le variazioni elettriche delle risposte cerebrali, è un indicatore molto più affidabile di quella solo periferica". Una tecnica simile, chiamata brain fingerprinting, è stata utilizzata negli Stati Uniti dallo studioso Lawrence Farwell in due processi per omicidio e ha portato a modificare le sentenze, aiutando a individuare il vero colpevole in un primo caso e a scagionare il presunto nel secondo.

'La macchina' che svela i segreti del cervello. C'è da chiedersi se la 'macchina della verità' e che svela i segreti del cervello sia sempre un metodo infallibile per scoprire le segreti.
Lo studio dell'Università Milano-Bicocca fa vedere che a volte la bugia può essere confusa con uno stato emotivo alterato. Quando la persona è ansiosa o sotto stress, l'attività cerebrale 'fotografata' è molto simile a quella di una persona che mente. E poi i test per le scoprire le menzogne possono essere ingannevoli. Secondo un  recente studio internazionale coordinato dall'università del Kent pubblicato dalla rivista Biological Psichiatry, è possibile "battere" uno dei test della macchina della verità più in voga in questo momento sopprimendo i ricordi delle attività criminali commesse. Il test, disponibile commercialmente negli Usa e usato da diverse agenzie di intelligence, si basa sull'assunto che vedendo un dettaglio che riporta al crimine commesso nel cervello di una persona dovrebbe accendersi l'area che ricorda l'evento. I ricercatori hanno spinto a commettere ad alcune persone dei crimini finti, chiedendo loro in seguito di cancellare  la memoria del fatto durante il test. Il risultato è stato che molti sono riusciti ad attenuare il segnale di "accensione" del cervello abbastanza da apparire innocenti. Non tutti ci sono riusciti,  ma lo studio comunque mette in luce il fatto che anche chi appare innocente in questi test potrebbe in realtà non esserlo.
(Repubblica)

Scusate lo scetticismo, ma secondo noi questa ricerca è prettamente inutile: in primo luogo nessuno gira con “l’apparecchio della verità” in tasca e in secondo luogo esistono persone che sono in grado di mentire senza farsi scoprire.
Scusate inoltre il sarcasmo, ma con tutti i problemi che affliggono questo mondo, non era meglio studiare qualcosa di più intelligente?
A un bambino che muore di fame cosa gli faranno, il test per scoprire se mente?

Ma vaff...



domenica 8 settembre 2013

IN BUONA FEDE

La stupidità umana non ha limiti, lo diceva Einstein e noi lo ribadiamo.
Leggete questo cartello esposto a Ischia all’ingresso di una scuola materna.


Come riporta Libero:
Un foglio A4 stampato e incollato col nastro adesivo sul portone di una scuola di Casamicciola Terme ha scatenato l'indignazione di tutta l'isola e sta facendo il giro del web.
Il cartello invita i genitori a non portare i figli a scuola nella giornata dei disabili: "Sono molto malati quindi i bambini si impressionano".
Dopo lo stupore iniziale, la "caccia" all'autore.
Si tratta di una suora che lavora all'interno dell'istituto privato religioso che ospita ragazze madri e bimbi in difficoltà. E che dice di aver agito in buona fede...

Buona fede?!
Buona fede un bel c***o!
Non ci sembra che nel Vangelo ci sia scritto di discriminare i disabili perché turbano i bambini con la loro “diversità”.
Questa non è solo un’offesa verso tutti i disabili ma è anche un gesto di razzismo e una gravissima mancanza di rispetto nei confronti di tutte le persone che soffrono ogni giorno e combattono mille battaglie contro l’ignoranza delle persone “normali”.


Invitiamo questa religiosa a ripassare la parola di Dio e a chiedere umilmente scusa, perché se Dio esiste veramente con il suo comportamento gli ha davvero mancato di rispetto disprezzando quelle persone in difficoltà per cui invece dovrebbe spendere la sua esistenza.
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