domenica 2 giugno 2013

L'ITALIA E' ANCORA UNA REPUBBLICA?


Oggi, nel giorno in cui l’Italia decise di diventare una repubblica, ancora una volta vogliamo porre l’accento sul cardine di questa repubblica: il lavoro.

Una pagina storica, un punto di non ritorno ma questa volta nulla era stato distrutto ma molto era stato sognato e sancito affinchè potesse essere, nel tempo, realizzato.
Un regalo senza tempo per meritare il quale ancora oggi, ogni giorno, ci si deve impegnare con dedizione e fatica.
L’Italia Libera per voce di uomini e di donne, figli e figli del buio dei conflitti armati, scelse nel 1947 di affidare al popolo la Sovranità, in quanto Bene Comune di primo ordine, e di legarne l’esercizio ai Valori ed ai Diritti di quella che sarebbe diventata la Costituzione più audace, più moderna e più copiata nel mondo. Il Popolo incorona sè stesso, non un re o un capo che comandi, assumendosi la responsabilità del suo presente e di quello delle generazioni future, scegliendo chi debba governare in Democrazia, sancendo la forma Repubblicana come principio imprescindibile, immodificabile; sancendo il doveroso rispetto dei contenuti degli undici articoli, che seguono il primo nello scrigno dei Principi non a caso fondamentali della nostra Costituzione, come anche degli altri 127 (Parte prima: Diritti e doveri dei cittadini, Parte seconda: Ordinamento della Repubblica, Disposizioni transitorie e finali) della Costituzione Italiana.

I Principi fondamentali non potranno essere stravolti o ignorati, scrivevano i Costituenti, ma saranno invece la spina dorsale della guida del Paese che nessun potere potrà porre arbitrariamente in discussione. Il punto di non ritorno alla guerra, alla dittatura ed alle discriminazioni ed il viatico per la Libertà, la Pace e la Giustizia. Una profezia di Vita.
La Costituzione italiana precede di un anno la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani siglata in sede Onu (10 dicembre 1948), un altro regalo sotto l’albero per l’Umanità tutta. L’articolo 1 (‘Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in Dignità e Diritti’) racchiude il senso del documento condiviso da chi le guerre le aveva vinte e da chi le aveva perse. L’Italia lo aveva già scritto, impresso nella Storia oltre che nella Cultura del nostro Paese, un anno prima.
Padri e madri costituenti trasformarono le macerie in sogni, guardarono lontano ad uno Stato che si fonda su ogni contributo utile allo sviluppo della personalità reso da uomini e donne, alla loro opera, individuale o collettiva, necessaria alla crescita del Bene Comune, il Lavoro.
Il Lavoro, non il privilegio di pochi. Il Lavoro come Valore e Diritto per costruire – ricostruire - il Paese insieme, non come condizione di sottomissione ed indebolimento, ma punto di forza ed occasione di crescita comune. L’operosità, non il parassitismo. Il rispetto della Dignità non lo sfruttamento. Il Lavoro come viatico per la Libertà, l’Indipendenza, lo sviluppo della personalità e della società.
L’articolo 1, come un verso, decanta: ’L’Italia è una Repubblica Democratica, fondata sul Lavoro. La Sovranità appartiene del Popolo, che la esercita nei modi e nei limiti della Costituzione’.
La centralità del Lavoro è cruciale nella visione dei padri e delle madri costituenti, poiché apre la Costituzione e ne compie i contenuti quando l’articolo 4 sancisce che ‘La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società’.
La Repubblica riconosce ed il cittadino ha il dovere di contribuire, ecco il piano di incontro di responsabilità reciproca rispetto al Bene Comune. La comunità, infatti, necessita di progredire tecnicamente ma anche di accrescere lo spirito, da qui il contributo ad un progresso complessivo, senza esclusione alcuna. Un principio fondamentale, il primo specifico dopo il riconoscimento di principi inalienabili della Persona, quali l’inviolabilità, la pari Dignità sociale, l’Uguaglianza di fronte alla Legge.
Dopo la bellezza ed il calore di questa visione che impara dalle macerie, se ne nutre per ricostruire un Paese questa volta giusto, ecco sancito il diritto al Lavoro, valore consacrato già nell’incipit della Costituzione, tuttavia un patrimonio ancora non pienamente attuato in Italia.
(Anna Foti)

E intanto, accanto a queste parole che dovrebbero seriamente far riflettere chi dice di volerci governare, nerl web si trova anche questo:

“Siamo senza lavoro”. Nel messaggio scritto in due lettere la motivazione di un doppio suicidio.
Due ragazzi, di 33 anni, sono stati trovati intorno alle 13 in un appartamento di piazza Tommaseo, stesi su due letti differenti, ciascuno con un sacchetto intorno al collo contenente gas a uso domestico. A spiegare il gesto le due lettere, dove si lamenta anche la mancanza di relazioni famigliari.
Il 33enne ingegnere, Guido S., risultava intestatario dell’appartamento: aveva un figlio di 5 anni, non era sposato, la sua ex “compagna” risiede a Monza. L’amico Fabio B., disoccupato, anche lui 33enne, aveva un figlio di 2 anni ed era separato; la moglie risiede a Cornaredo. Sarebbe stato lui a scrivere due lettere, trovate nell’appartamento, nelle quali si fa cenno a difficoltà lavorative e a problemi in famiglia.
Ad allertare le forze di polizia è stata la madre di uno dei due uomini che non riusciva ad entrare in contatto con il figlio. Intervenuti i vigili del fuoco, poiché l’appartamento era chiuso dall’interno, gli agenti hanno trovato i due cadaveri.
E’ la società “liquida” e frammentata, la società delle “coppie di fatto”, dove i legami vengono trattati come beni di consumo, e come tali consumati. Questo è il prezzo.
Inizia il nuovo settennato di Napolitano. Pisapia pensa ai Rom e i politici a frammentare ancor di più la società con matrimoni gay e registri di fatto.
(Voxnews)

Questo articolo è il non esempio di tutti i principi sani che dovrebbero formare la repubblica italiana: pregiudizi, ignoranza, omofobia, superficialità.
Se questi due uomini (a 33 anni si è uomini, non ragazzi) potevano fare una scelta più saggia: continuare a combattere per risolvere questa crisi, chiedere aiuto all’assistenza sociale e alle associazioni come la Caritas, piuttosto che scegliere la via del suicidio che non è mai una soluzione.
Per il resto dell’articolo, siamo senza parole, l’homus stupidus è ormai un abitante fisso di questo paese.
Siamo ancora lontani dall’ideale di Repubblica dei padri costituenti, in tutti i sensi.




14 commenti:

  1. Bella domanda, forse dovremo chiederci se l'Italia esiste ancora o è diventata l'estensione dell'America in mano a un manipolo di ladri, corrotti, pagliacci e ominicchi.
    un saluto alla savana

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    1. Purtroppo l'Italia che sogniamo non esiste...
      Siamo in balia di ladri, assassini e tipi strani.
      Un abbraccio zamposo

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  2. Ciao Jene,
    un gran bel post che spero aiuti a far riflettere. Concordo con voi siamo lontanissimi dall'essere una Repubblica. Per i due giovani suicidi non so cosa dire, mi sembra una moda...ora tutti si ammazzano dopo qualche sconfitta, allora cosa avrebbero dovuto fare i nostri nonni, uccidere intere famiglie? quella si che era fame perchè si mangiava un pezzo di pane in 6.
    Un abbraccio e buona domenica

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    1. I nostri nonni avevano la dignità, un concetto che tante persone oggi sembrano non conoscere più.
      Un abbraccio zamposo

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  3. Guardate, il lavoro ormai è una chimera, la Repubblica un'illusione.
    La sola certezza è che siamo stati fregati.
    Un abbraccio

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  4. Un paese senza lavoro non è un paese dignitoso, un paese corrotto non è dignitoso, un paese mafioso non è dignitoso.
    Per farla breve, facciamo schifo.
    Un bacione

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  5. Anch'io sono senza parole, è incredibile che, in qualsiasi modo la si pensi, si possano scrivere certe scempiaggini ma soprattutto è incredibile che davanti a un mondo che va avanti si sia ancora così ottusi .
    Ciao, buona serata e un abbraccio.
    Antonella

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    1. Sembra che l'ignoranza e l'ottusità siano comportamenti accettati, quando invece li si dovrebbe estirpare.
      Un abbraccio zamposo

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  6. Ma più che altro la domanda è: siamo mai stati davvero una repubblica?
    Un abbraccio savanosissimo!
    Ruth

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    1. Care ragazze, non lo sappiamo più...
      Un abbraccio zamposo

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  7. Speriamo che i paletti messi a sorreggere questa nostra povera Italia, non cedano...
    Veramente ho tanto timore....
    Slurponi grandi per tutti!

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  8. Putroppo concordo, siamo molto lontani dall'idea di Repubblica dei padri costituenti e comincio a pensare che non ci avvicineremo mai, vedo che le cose continuano a non cambiare anzi, continuano sempre nella stessa direzione...come può evolvere una società con "il pregiudizio"...secondo me mai!
    Spero di sbagliarmi!
    Un bacio a tutti!

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