lunedì 27 gennaio 2014

LA FAME DI SCRIVERE

Le mie annotazioni vorrebbero anche sfatare definitivamente una leggenda tanto diffusa quanto falsa: e cioè che la sofferenza nobiliti. Eravamo tutte martiri, ma non di quelle che aspirano alla santità. Martiri con una voglia di vivere talmente esorbitante, che eliminava la pietà anche al cospetto della morte (degli altri). 
Uno strano pianeta, un universo a conti fatti ignoto, salvo per coloro che ne facevano parte, governato da un'unica legge: sopravvivere.
Forse devo la mia sopravvivenza al mio diario, che mi lasciava appena il tempo di pensare alla fame, a mia madre...

Diciamo piuttosto che la mia fame di scrivere era più forte di ogni altra fame, di ogni altra paura, più forte dei pidocchi, della diarrea. Più forte del Terzo Reich.
Sarà il caso che, tra tanti piedi e tanti passi, ha consentito ai miei di inciamparvi? 
Era irriconoscibile, polverosa, consumata. Ma io l'ho riconosciuta. Forse eravamo in marcia l'una verso l'altra da un bel pezzo. Un incontro predestinato. Forse non è neppure una matita - è una bacchetta magica. 
Questa cosa rosicchiata, strappata al fango, mi restituisce di nascosto quello che un universo mortifero tenta di strapparmi: la gioia di dire "merda!"

Conversazione edificante con Hella. Oggi, durante la pulizia, mi ha sorpresa a letto. Come sempre, dopo l'appello, mi ci ero infilata di nuovo; l'unica breccia in questo compatto inferno è una mezz'ora di tranquillità. Mi riempio di frescura, di silenzio. Fino ad oggi sono riuscita a procurarmeli con stratagemmi e astuzie, nonstante i rischi.
Si è avvicinata quatta quatta. Quando mi sono accorta di lei, doveva essere lì già da qualche istante:
— Che fai a letto?
— Scrivo.
— Cosa?
— Cose.
Tace. Non ha il suo manganello. Potrebbe usare le mani, ma forse è pigra, o solo sconcertata da una situazione inattesa.
— E la carta dove l'hai presa ?
— L'ho trovata.

Ho aggiunto che l'ho strappata dal recinto dei gabinetti e che dietro ha la scritta: "Sauberkeit ist Gesundheit." [Pulizia è salute] Ma non ha insistito. Oggi non è in forma. Mi chiede, quasi fiaccamente:
— Ci tieni alla pelle?
— Un po'.
— Allora butta via immediatamente quella roba. Weg schmeissenl
Non mi scaccia neppure dalla mia cuccetta.  - Weg schmeissen!
Strana situazione. Cos'è più ' forte della mia paura? La mia seconda pelle: il mio diario.

(testimonianza di un deportato nei campi di concentramento tratta dal sito LSGalilei)


7 commenti:

  1. Ciao Jene, questa testimonianza che mi avete riportato mi lascia senza parole, ci si aggrappava a tutto per sopravvivere e purtroppo solo in pochi ci sono riusciti.
    Che la memoria non cessi mai di esistere.
    Un abbraccio

    RispondiElimina
  2. Ciao Jene,
    come sapete dall'anno scorso, questo è per me un argomento delicato e doloroso...mi mette sempre molta rabbia.
    Come dicevo ai nostri amaci, Xavier e Melinda, spero che tutto ciò non accada mai più e mi auguro che la gente non faccia del falso perbenismo in questo giorno, ma creda realmente che la giornata della memoria sia un giorno importante per ricordare e far capire che tutto questo non deve ripetersi mai più.
    un abbraccio zamposo

    RispondiElimina
  3. Anche mio nonno teneva un diario e doveva nasconderlo, perchè se lo scoprivano l'avrebbero ammazzato.
    Non l'ho ancora letto, spero che un giorno voglia condividere anche quei momenti della sua vita.
    Un abbraccio

    RispondiElimina
  4. Un pensiero alle vittime dei lager di ogni epoca.

    Moz-

    RispondiElimina
  5. Terrificante, mortificante anche per chi ne è stato fuori, con la paura che il tutto posso rinnovarsi!
    Un abbraccio forte e grazie!

    RispondiElimina
  6. Una bellissima testimonianza, incredibile come la fame di scrivere e il bisogno di tramandare siano più forti di qualunque cosa!
    Un abbraccio

    RispondiElimina
  7. Queste storie sono toccanti e ci fa capire quando sia atroce la guerra.
    Saluti a presto.

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...