La
caduta della spesa media mensile registrato nel 2012, pari al -2,8%, risulta la
più forte dall’inizio delle nuove serie storiche dell’Istat, avviate nel 1997,
ovvero 15 anni fa. In tutti questi anni solo un altra volta, nel nero 2009,
l’Istat aveva rilevato una discesa della spesa delle famiglie, ma allora il
ribasso era stato meno accentuato, pari al -1,7% (2.442 euro il valore assoluto
medio mensile). Ma nel 2009 l’inflazione era appena allo 0,8%, quindi pure il
ribasso in termini reali era risultato meno profondo. Anche guardando ancora
più indietro nelle serie storiche dell’Istat iniziate nel 1973, un calo forte
come quello dello scorso anno non si era mai registrato, certo si trattava di
un’altra Italia, senza euro e con un’inflazione, in particolare in alcuni anni,
alle stelle. Infatti, nelle vecchie serie solo nel 1993 si era verificata una
diminuzione della spesa (-1,6%, a fronte di un’inflazione era al 4,6%). Nel
2012 la quota delle famiglie che si rivolgono agli hard discount è salita al
12,3% dal 10,5% del 2011.
LA
COMPOSIZIONE DEI CONSUMI - La diversa dimensione familiare determina
differenti livelli di spesa e una diversa allocazione del budget disponibile,
anche per effetto della presenza di economie di scala, cosicché il livello di
spesa media (e mediana) aumenta in misura meno che proporzionale rispetto al
numero di componenti. Lo rileva l’Istat spiegando che nel 2012, ad esempio, la
spesa media mensile per una famiglia composta da un solo individuo è pari al
72% circa di quella delle famiglie di due componenti ed analogo fenomeno si
rileva per la spesa mediana. Tra le famiglie di cinque o più componenti, oltre
un quinto (il 22,1%) della spesa totale è destinato ai generi alimentari
(contro il 18,9% delle famiglie di un solo componente). Più elevate anche le
quote per abbigliamento e calzature (il 5,6% contro il 4,3% delle famiglie di
un solo componente), per istruzione (2,7% contro 0,2%) e per trasporti (17,7%
contro 11,1%); più basse, invece, quelle per l’abitazione (22,6% contro il
34,6%) e per la sanità (2,7% contro 3,5%).
I
SALDI - Il tema dei consumi si sovrappone poi a quello dei saldi. Così
Federconsumatori e Adusbef giudicano «decisamente sovrastimate le stime di
Confcommercio sulla spesa che le famiglie italiane effettueranno durante la
stagione estiva dei saldi». In una nota si rileva come «emerso dall’indagine a
campione effettuata dall’O.N.F. - Osservatorio Nazionale Federconsumatori,
infatti, le vendite a saldo quest’anno registreranno un calo dell’8-9%. Solo
una famiglia su tre acquisterà a saldo, con una spesa che si attesterà a circa
117 Euro a famiglia, con un giro di affari di circa 1 miliardo (per la
precisione 936 milioni di Euro)». «Tali acquisti, in ogni caso, si
concentreranno solo su prodotti necessari, ai quali le famiglie hanno
rinunciato nel corso dell’anno, proprio in attesa delle vendite promozionali.
Visto tale andamento e vista la forte contrazione dei consumi che caratterizza
da anni il nostro sistema economico, sarebbe stato necessario disporre la
liberalizzazione dei saldi, o quantomeno l’anticipazione. Così - conclude il
comunicato - purtroppo, non è stato».
(Corriere
della Sera)
E d’altra parte, quando si dice che c’è
crisi chi sta a Roma non ci sente…
Amplifon servirebbe a qualcosa?
amplifon? non sentirebbero nemmeno con un megafono piantato nelle orecchie! chi non vuol sentire non sente, c'è poco da fare.
RispondiEliminaun abbraccio
purtroppo non è una novità quanto scritto sul Corriere della sera, inoltre non potevamo che aspettarci una simile situazione. Come dite voi a Roma sono sordi ma non solo sordi, anche cechi solo la parola non gli manca, il problema è che usano la bocca per dire cavolate.
RispondiEliminaun abbraccio zamposo e buona giornata