sabato 3 settembre 2011

SUGAR DADDIES, IL NUOVO STILE DI VITA GAY?


Vendere sesso per pagarsi le rate universitarie? Una pratica mai così diffusa come in questi anni, secondo l’Huffington Post . Sempre più studentesse e studenti universitari si dedicherebbero, per cercare di far fronte al costo della vita, ad offrire compagnia, sesso, o entrambe le cose a dei ricchi anziani, che si offrono in cambio di pagare le bollette, di fare rilevanti regali o occuparsi delle tasse universitarie. 
Dopo la crisi del 2008 il numero di studenti gay che, spiega il sito, scambiano sesso per soldi è in vertiginoso aumento - ciò sarebbe dovuto al brusco cambio di prospettiva che la crisi ha causato ai ventenni di oggi - ormai sempre più senza possibilità lavorative, disoccupati o con lavori precari sottopagati. Il fenomeno dei “Sugar Daddies” - così vengono chiamati negli Stati Uniti gli uomini anziani che offrono soldi e regali in cambio di "compagnia" da parte dei più giovani - è ormai così diffuso che si parla di una vera e propria nuova sottocultura, con i suoi riti, i suoi consumi, i suoi siti. I gay, ovviamente, vengono considerati i pioneri della subculture che ruota attorno a siti come SeekingArrangement o a GaySugarDaddyFinder.com: 
“La comunità gay è stata veramente la prima ad abbracciare il ‘sugar lifestyle’, molto prima e molto di più della comunità etero” sostiene Samuel Schall che ha studiato, per la sua tesi universitaria, la sottocultura dei “Sugar Daddies” nella città di New York. Samuel spiega che il numero di uomini etero anziani che cercano affetto e relazioni con uomini gay più giovani è molto più alto di ciò che si pensa: “Apparentemente, più ricchi e di potere sono questi anziani, più a loro agio sono nel vivere la loro omosessualità segrete grazie al sistema dei Sugardaddy”. In effetti, i numeri delle community online di “sugar Babies” sembrano confermare la diffusione del fenomeno, soprattuto all’interno della comunità gay. Il sitoSugardaddyforme.com ha ormai raggiunto gli 800.000 membri, il 35 % dei quali sono studenti universitari; 90.000 sono i Sugar Babies gay. Il numero di studenti gay che offrono il loro tempo e il loro corpo ai sugar daddies è passato dai 5239 del 2007 ai 35.682 attuali.

In realtà, l’indagine di Schall, che ha intervistato e seguito più di 100 sugarbabies newyorkesi, conclude che ciò che realmente spinge i giovani ragazzi a cercare la compagnia di un “sugar daddy” è il desiderio di potersi permettere un certo stile di vita: “Molte persone con cui sono entrato in contatto erano si studenti, ma non necessariamente avevano bisogno di soldi per pagarsi il college. Anzi. La maggiorparte dei ragazzi con cui ho parlato erano di classe medio-alta: più che pagarsi le tasse universitarie, si pagano il necessariamente ricco lifestyle gay. A cui, una volta abituati, è difficile rinunciare.
La ricerca di Shall suggerisce che, al contrario che nel mondo etero, nella scena gay lavorare come escort è una pratica accettata, quasi applaudita. Quasi tutti i gay coinvolti, si legge nell’indagine di Shall, ne parlerebbero apertemente con gli amici. E, al contrario delle giovani donne coinvolte in attività simili, che riportano di sentire grande vergogna e rimorso, gli uomini gay si dimostrano molto meno traumatizzati dalla decisione. Al contrario, l’orgoglio dei soldi guadagnati è di gran lunga superiore alla vergogna dello stigma. Christian Grov, autore di “In compagnia degli uomini: dentro al mondo dei prostituzione maschile”, attribuisce la crescita del fenomeno dei sex-worker gay a una maggiore accettazione sociale.
Gli uomini gay che si prostituiscono affrontano molta meno stigma delle donne eterosessuali: “Generalizzando, la cultura gay accetta relazioni casuali e di una notte sola molto più facilmente”. Dall’indagine di Grov sembra che la maggior parte di escort gay consideri il suo lavoro un mezzo temporaneo per affrontare il college mantenendo però una vita accettabile: “Essenzialmente, possono andare a scuola full-time e permettersi allo stesso tempo un appartamento a Chelsea e un abbonamento a una palestra alla moda” Non sono inoltre per nulla imbarazzati da ciò che facevano, vedendolo come una maniera pratica, quasi necessaria, di raggiungere alcuni obiettivi, tra i quali quello di continuare a vivere in una città costosa mantenendo uno standard di vita e di consumo soddisfacente.

Sulla questione della prostituzione maschile, il regista di MontrealRodrigue Jean ha realizzato un torbido e toccante documentario“Men for Sale”, di recente uscito in Dvd. Per realizzare il film, Rodrigue ha trascorso un anno con 11 ragazzi che si prostituivano e di cui ha poi raccontato la storia. Il giovane regista spiega che l’interesse per il mondo della prostituzione nasce dal fatto che lui, proprio come tanti altri, si è trasferito dalla provincia alla grande città: “Quando arrivi in una città da giovane è come se fossi un immigrato e non conosci nessuno, quindi diventi amico di gente che fa qualsiase genere di cose, e molte delle persone che ho conosciuto io sopravvivevano prostituendosi; ne ho conosciuti molti e ne sono diventato amico”.
(da Gaytv)

Cosa ne pensate di questo fenomeno crescente? Noi Jene siamo di un’opinione: ci sono modi migliori per guadagnarsi da vivere, ma nel rispetto della legge ognuno è libero di comprotarsi come meglio crede, accettando sia i pro che i contro.

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