UNA BARA bianca, personalizzata con
diamanti Swarovski e rose rosse intagliate finemente. Omaggio horror dal
tuo aguzzino. Non un macabro «augurio» ma piuttosto un presente. Un presente
malato di chi da due anni ti ha rovinato la vita credendo di amarti follemente,
spacciandosi come il tuo fidanzato e aprendo addirittura un’agenzia di pompe
funebri internazionali che porta il tuo nome e accoglie la tua foto nella carta
intestata. E la cosa, da perderci la testa, il sonno e perfino farti smettere
di lavorare, è che lui — il fidanzato-aguzzino — tu non l’hai mai neppure visto
una volta in faccia. Solo in foto. Tramite internet. Lo vedrai solo al
processo. Quando ci sarà.
COLPA di una chat e di un
momento in cui Beatrice (nome di fantasia, la Procura ha chiesto
esplicitamente di rendere irriconoscibili i protagonisti di questa vicenda) si
sentiva sola. Siamo alla fine del 2012. Non più giovanissima — con un
«fallimento» sentimentale alle spalle — una sera accende internet e inizia a
chattare con un tizio lontano del nord Italia. Modi gentili, tanta
considerazione. Dalla chat si passa al numero di cellulare. Le chiamate sono
quotidiane e sempre più frequenti. Lui è ricco, ha un bel lavoro è di buona
famiglia. E’ perfetto. Così prima lo scambio di foto poi la richiesta
pressante: «Beatrice — dice lui — incontriamoci!». Ma lei scopre che il
suo Fabio ha già avuto un «flirt» sul web e declina l’invito. Quindi, durante
le vacanze di Natale, stacca cellulare e computer e non si fa più trovare.Fabio
perde la testa. Scende a Lucca e si presenta dai carabinieri: «Beatrice, la mia
fidanzata, è sparita da giorni. Aiutatemi! Questo è il suo numero di
cellulare».
QUEL nome non esiste, il numero però è
reale. E grazie all’intestazione della Sim si scopre dove abita. I carabinieri
allora bussano alla porta di lei: «Cerchiamo Beatrice», dicono. Nessuno la
conosce. E’ un «nickname». Poi, si ricostruisce la storia: lei ha un altro nome
ed è partita per le vacanze. Di Fabio non ne vuol più sapere. E invece, e qui
sta l’errore e la debolezza, al ritorno dalle vacanze lei ci cade di nuovo. Le
dà il nuovo numero di cellulare. Lui inizia a farle regali e addirittura a
versare ingenti quantità di contanti sul suo conto corrente. Lei prova a
staccarsi di nuovo ma ormai è tardi. Chiamate, mail, messaggi, regali: ogni
ora, ogni giorno, ogni settimana. Per mesi. A febbraio Beatrice lo denuncia per
stalking: si attiva il codice rosa. E’ la svolta perché — una volta raggiunto
dalla querela — Fabio viene a sapere il nome reale della sua «amata». E’ pazzo
di lei e non va più neppure a lavoro. Così viene licenziato dalla ricca ditta di
famiglia e lui si mette in proprio aprendo un’azienda di pompe funebri che va a
gonfie vele. Il nome è «Beatrice». Su ogni bara c’è la foto di lei. Orrore. La
lucchese è traumatizzata. Distrutta. Non ha più una vita: vive nel terrore. Non
esce di casa. Smette di lavorare.
E ogni secondo il cellulare suona e
piovono regali. Il giudice impone il divieto di avvicinamento ma Fabio tenta di
violarlo. Chiama in Comune e a nome di lei si fa consegnare lo stato di
famiglia con l’indirizzo di casa. Poi, tramite Facebook, contatta la sorella di
Beatrice e si fa accompagnare dalla sua amata. Quando la vittima capisce cosa
sta accadendo chiama i carabinieri che riescono a bloccare l’uomo prima che
arrivi sotto casa. Ma lui non demorde. Qualche tempo dopo Beatrice è colpita da
un terribile lutto. Al funerale si presenta anche lui che piange sulla bara del
congiunto disperato dicendo di essere il fidanzato di Beatrice. Lei a quel
funerale non ci andrà mai.
Lettere ancora lettere e messaggi nuovi
messaggi. «Ti amo» e poi una scarica di offese. «Non posso vivere senza te», e
ancora ingiurie e minacce. A volte lei, per paura, risponde. Fino all’ultimo —
in ordine di tempo — drammatico regalo. Lui le confeziona una bara bianca,
impreziosita da Swarovski con una dedica: «ti imbalsamo e ti tengo con me per
sempre». E’ troppo. Fabio viene rinviato a giudizio dovrà rispondere di una
serie imprecisata di reati. Intanto però le scrive ancora...
(lanazione.it)
Innanzitutto bentornate, siamo "risorti" in contemporanea! :)
RispondiEliminaQuanto alla vicenda, sembra una cosa da film, la classica trama thriller della donna perseguitata... mamma mia, sisente di tutto in giro! Oo
Moz-
L'abbiamo notato, quindi eri tu quel baldo leone che si aggirava per la savana :-)
EliminaCiao ragazzi, bentornati... questo articolo è poco rassicurante, dimostra ancora una volta l'incapacità delle nostre istituzioni di difendere le vittime di stalking, soprattutto le donne, e alla fine sappiamo tutti cosa accade.
RispondiEliminaE' una vergogna.
Un abbraccio
Brava Mel, siamo d'accordo con te!
EliminaUn abbraccio zamposo
Buongiorno Jene, come vedete sono tornata dal lungo viaggio!
RispondiEliminaHo letto anche io nel web di questa notizia e sono sempre più indignata e sconcertata, perchè lo stalking viene ancora preso così sottogamba?
Un abbraccio, Mary
ps: bel restyling!
Grazie Mary per i complimenti!
EliminaIn effetti non sappiamo perchè questo reato viene così tanto sottovalutato, potrebbe essere la conseguenza del retaggio machista del nostro paese?
Un abbraccio zamposo