giovedì 20 marzo 2014

MADRE MOSTRO

LA GIOVANE donna albanese, in piedi nel ballatoio di un condominio popolare a Lecco, è coperta di sangue. Edlira Dobrushi è in stato confusionale, parla concitatamente. Tremano le mani con cui poco prima ha brandito due lunghi coltelli da cucina per sterminare le sue tre bambine: due sgozzate, la più piccola trafitta alla schiena. La maggiore ha lottato, ha ingaggiato una disperata colluttazione che ha lasciato ferite anche sulla madre. Dopo avere compiuto il massacro, la donna ha disposto i tre corpicini sul letto matrimoniale. Poi si è colpita più volte con il coltello, senza riuscire a morire. Ha suonato allora alla porta di un vicino. Ha chiesto aiuto, ha tentato anche la strada dell’inganno dicendo che qualcuno aveva massacrato le figlie. Ha capitolato davanti al magistrato e ai carabinieri: «Sono stata io. Sono rimasta sola. Sono disperata». La fine del matrimonio lo scorso settembre, la separazione firmata un mese fa. Venerdì ancora un confronto e la rivelazione del marito che aveva un’altra donna. È stato forse lì l’innesco dell’eccidio. A tutto questo si aggiungevano le preoccupazioni economiche, visto che la donna non aveva occupazione se non saltuari lavori di pulizia e assistenza agli anziani e veniva aiutata dalla Caritas.
Frazione di Chiuso, Lecco, il paese della conversione dell’Innominato manzoniano. Edlira ha 37 anni. Vive in un appartamento al secondo piano di un caseggiato di corso Bergamo, 60 metri quadrati, la camera matrimoniale, una cameretta con un letto a castello, un tinello-soggiorno, il bagno. Bashkim Dobrushi, il marito di Edlira, 44 anni, operaio metalmeccanico in una fabbrica di Oggiono, vive a pochi passi, in casa del fratello Lulzim.
È partito sabato per Kukes, il paese dove è nato, voleva spiegare alla famiglia d’origine la decisione di separarsi. Rientrerà questa mattina. Tre figlie: Simona, 13 anni, Keisi, 10 anni, Sidny, 3 anni. La maggiore è nata in Albania, le altre due hanno visto la luce a Lecco.

POCO DOPO le sei di ieri mattina. La piccola Sidny dorme accanto alla madre. È la prima a morire, colpita alla schiena. Edlira Dobrushi impugna i due coltelli, è nella cameretta dove dormono le altre bambine. Le lame vengono calate più volte su Keisi, fino a quando non trovano la gola e la trapassano. Simona si risveglia. Tenta di fuggire. La madre la insegue, colpisce, ferisce e si ferisce. I primi soccorritori troveranno sangue dovunque. Urla terribili echeggiano nel piccolo alloggio. Simona vuole vivere.

LOTTA fino a quando le forze la sostengono. Muore sgozzata, guardando la mamma. Sul suo corpo, il più martoriato, vengono trovati anche tagli alle braccia, alle mani, all’addome. Edlira raccoglie i corpi, li dispone trasversalmente uno accanto all’altro sul letto matrimoniale. Punta un coltello contro di sé. Si ferisce ai polsi, alle braccia, agli avambracci cercando le vene, prima di conficcarsi l’arma nel petto.
È destino che sopravviva. Alessandro Tacini, vicino di pianerottolo, è stato svegliato dalle grida. Si è affacciato, è rientrato pensando a uno dei soliti litigi. Sente suonare alla porta. «Le hanno uccise», mormora la donna che pare avvolta in un sudario che gronda sangue, agitatissima. Sono le 6.25. L’inquilino chiama il 118. Edlira viene trovata, delirante, sul pianerottolo. La porta è chiusa, è la donna a dare le chiavi. Viene trasportata all’ospedale. Il pm Silvia Zannini l’interroga per mezz’ora al pronto soccorso prima che venga operata. Raccoglie la sua confusa confessione. Edlira Dobrushi è piantonata in rianimazione, arrestata per omicidio plurimo aggravato dal rapporto di consanguineità.
(quotidiano.net)


3 commenti:

  1. quando ho appreso la notizia mi si è gelato il sangue...sono storie spaventose e terribili.
    buon week end Jene e un abbraccio zamposo

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  2. Ecco un altro esempio di genitore canibale. Davvero una storia atroce che diventa difficile commentare.
    Un saluto alla savana

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