Altro che il Paese dei monumenti, delle
città d’arte ricche di storia e della cucina dai sapori inconfondibili.
L’Italia è il Paese della biodiversità, dove le montagne e il bacino
mediterraneo vantano una varietà tale di flora e di fauna da averla fatta diventare
uno di quelli che gli esperti chiamano «hotspot»: un punto «caldo», pieno di
vita e quindi da tutelare. I numeri raccolti dal WWF nel suo primo «Rapporto
sulla biodiversità» non mentono. All’interno dei nostri confini si stima
l’esistenza di 58 mila specie animali e di 6.700 vegetali. Pari rispettivamente
al 30% e al 50% di quelle esistenti in tutta Europa in una superficie che è
circa un trentesimo di quella del continente.
Ma se poi si va a guardare oltre le
cifre, si scopre che i numeri tengono conto anche di specie fino a un po’ di
tempo fa date per spacciate e oggi ricomparse. Prendete la cicogna bianca. Un
animale amatissimo, grazie anche al suo forte significato culturale. Nel 1970,
in Italia, non ne era rimasto un solo esemplare. Oggi se ne contano un
centinaio di coppie. Lo stesso vale per il fenicottero: dato per scomparso o
quasi trent’anni fa e presente in 6 mila esemplari oggi. Ma in questo «Borsino
delle specie», stilato dai ricercatori di WWF e della Società italiana di
Ecologia che hanno condotto lo studio, gli esempi delle specie che hanno visto
un miglioramento del proprio status sono tantissimi. C’è l’orso delle Alpi,
passato dai 3-5 individui del 1990 ai 40 attuali, il camoscio appenninico, dai
600 di vent’anni fa ai circa 2000 e ancora l’airone guardabuoi, assente nel
1980 e oggi presente in 1000 coppie. Tutte specie diventate poco a poco
protette. Come il lupo.
«Merito dell’istituzione di aree a
tutela degli animali e di norme che negli anni hanno fortemente limitato
l’attività venatoria. Oltre che a una radicale trasformazione culturale nella
popolazione» osserva Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia e
curatore del rapporto.
Ma davanti a un quadro come questo c’è
da stare tranquilli? Purtroppo no. Il rovescio della medaglia è la forte
contrazione di tante altre specie un tempo presenti nel nostro Paese. Come la
gallina prataiola, uccello di grosse dimensioni abituato a nidificare
nell’Europa meridionale. Nel 1970, solo in Puglia vivevano 1000 esemplari di
questo animale. Oggi non ne sono rimasti più di 10, mentre nel giro di
cinquant’anni il gambero di fiume ha perso il 90 per cento del suo areale. Ma
l’elenco delle specie in via di estinzione è lungo e contiene anche il gallo
cedrone, la tartaruga di mare, la pernice bianca e l’ululone. A cui si
aggiungono i nomi di animali per cui il rischio esiste da più tempo: la foca
monaca e la lince di cui, in Italia, esistono tra i 3 e i 5 esemplari viventi o
ancora lo stambecco, non più di 10mila individui. E la colpa è soprattutto
dell’uomo.
«Continuiamo a costruire, e a
frammentare le aree naturali e gli esseri viventi che in quegli habitat si sono
sviluppati a poco a poco scompaiono – prosegue Bologna -. L’unico modo per
salvarli è mantenere in vita gli ecosistemi. Banale, forse, ma non c’è altra
via d’uscita. L’Italia ha un capitale naturale immenso ma le politiche
economiche non lo tengono in considerazione. E ciò va a discapito sia della
natura stessa sia dell’uomo che, del resto, è parte della natura».
Non consola di certo il fatto che nel
resto del mondo le cose non vanno meglio. La ricerca WWF parla di 5 milioni di
specie animali e vegetali che vivono nell’intero Pianeta. Se ne scoprono 49 al
giorno, circa 18 mila all’anno. Ma altre hanno popolazioni con numeri
drammaticamente bassi. Di tigri ne restano 3200 e tre sottospecie su nove si
sono già estinte. I panda giganti sono 1.600, i gorilla di montagna 870 e i
rinoceronti di Giava sessanta.
(lastampa.it)
Sono contenta, anche se secondo me ancora non è abbastanza: possiamo fare di più per questo pianeta!
RispondiEliminaUn abbraccio super alla savana!
Certo che si può fare di più, eccome!
EliminaUn abbraccio zamposo
Buongiorno Jene, è con piacere che mi unisco ai vostri lettori e sono... contenta non si può dire, diciamo parzialmente soddisfatta del lavoro che si sta facendo: secondo me si potrebbe fare molto di più per salvare gli amici animali.
RispondiEliminaUn abbraccio,
Mary
Grazie Mary, Melinda ci ha parlato di te e verremo a visitare il tuo blog con piacere.
EliminaUn abbraccio zamposo
Ciao Jene,
RispondiEliminasecondo me per le cose importanti non si fa mai abbastanza.
Il danno subito da molte specie animali si ripercuote sull'intero sistema
e anche sull'uomo. Io penso che ogni città dovrebbe preservare determinate aree verdi abbastanza grandi da diventare i polmoni della città stessa. Tante, controllate, curate e sistemate. Questo sia per dare un posto agli animali della zona, sia per avere più verde (indispensabile), sia per dare all'uomo un bel posto ove rilassarsi, respirare e fare sport. In Italia posti cosi sono rari mentre all'estero sono più frequenti...dobbiamo iniziare della piccole cose se vogliamo ottenere gradi e buoni risultati che durino nel tempo.
un abbraccioneeeee :)
Ecosistema?
RispondiEliminaCare le mie Jene per molti è solo una marca di pelati..
Speriamo per il meglio, ma il mio scetticismo è alle stelle!!!
Slurponi zuppi d'acqua!
Ecosistema?
RispondiEliminaMa per molti è solo una marca di pelati..
Molto scettica a tal proposito, ma mai disperare...
Slurponi zuppi!!!!!