Quasi il 40% dei giovani lavoratori
italiani (18-34 anni) ha un percorso contributivo `intermittente´ a causa dei
molti lavori precari e per questo quando pensa alla pensione il sentimento che
prevale è la paura. È quanto emerge da una ricerca realizzata dal Censis per la
Covip. Paura di perdere il lavoro e non riuscire a versare i contributi
(34,3%), o di diventare precari e quindi di poter versare i contributi solo in
modo saltuario (32,7%). Già oggi infatti il 39,4% dei giovani lavoratori ha un
percorso contributivo discontinuo a causa di lavori precari o impieghi senza
versamenti pensionistici.
Se i giovani hanno ansia e paura, gli
italiani di tutte le fasce d’età e sembrano molto preoccupati per la propria
vecchiaia sul fronte economici. Un lavoratore su tre vorrebbe andare in
pensione prima dei 60 anni, a fronte di appena il il 3,7% che ritiene che sia
possibile un’uscita così precoce dal lavoro. Il 24,7% teme che dovrà aspettare
di compiere 70 anni prima di andare in pensione (oltre l’80% ritiene che dovrà
aspettare almeno di avere 64 anni) a fronte di oltre il 72% degli intervistati
che vorrebbe andare entro i 60. L’84% degli intervistati è convinto che le
regole sulla previdenza cambieranno ancora mentre appena l’8,1% pensa che
«finalmente» ci siano regole stabili.
Quasi la metà dei lavoratori (il 46%)
prevede una vecchiaia di ristrettezze con assegni pensionistici di poco
superiori alla metà dello stipendio e «senza grandi risorse da spendere».
mentre solo l’8,2% pensa che potrà avere una vecchiaia serena dal punto di
vista economico grazie a buoni redditi. il 24,5% pensa che non potrà vivere
nell’agiatezza, anche se qualche sfizio potrà toglierselo mentre il 21,5% afferma
che la situazione è molto incerta e non riesce a immaginare come sarà la
propria vecchiaia. Già oggi gli assegni previdenziali sono bassi con oltre il
35% dei pensionati di vecchiaia con importi inferiori a 1.000 euro (quattro
milioni di persone).
I lavoratori italiani, si legge nella
ricerca, pensano che quando andranno in pensione riceveranno un assegno pari in
media al 55% del proprio reddito attuale. I giovani (18-34 anni) si aspettano
un importo pari al 53,6% del proprio reddito mentre coloro che ora hanno tra i
55 e i 64 anni si aspettano che l’assegno pensionistico arrivi al 60,1% del
loro reddito da lavoro. I dipendenti pubblici sono chiaramente più ottimisti
rispetto al proprio reddito da pensione e si aspettano un assegno pari al 62%
del loro reddito a fronte del 55% atteso dai dipendenti privati e il 51% dagli
autonomi.
L’insicurezza, sottolinea il Censis,
riguarda anche il percorso previdenziale personale: il 34% dei lavoratori
(percentuale che sale al 41% tra i dipendenti privati) teme di perdere il
lavoro e di rimanere senza contribuzione, il 25% di dover affrontare una fase
di precarietà con una contribuzione intermittente, il 19% di avere difficoltà a
costruirsi, oltre la pensione pubblica, fonti integrative di reddito, come ad
esempio la previdenza complementare. La paura di perdere il lavoro si estende
anche ai lavoratori pubblici (il 21,4% degli intervistati).
Nella crisi la previdenza, come sistema
e come percorso personale, catalizza paure e incertezze, creando ansia
piuttosto che sicurezza. Come fonte di reddito per integrare la pensione
pubblica,sottolinea ancora il Censis, il 70% dei lavoratori indica forme di
risparmio diverse dalla previdenza complementare (acquisto diretto di strumenti
finanziari, investimenti immobiliari, polizze assicurative) mentre solo il
16,5% dichiara di preferire una forma di previdenza complementare .
La previdenza complementare, poco
conosciuta, non suscita tra i lavoratori la fiducia necessaria a far sì che vi
investano i loro risparmi. Tra i motivi della scelta di non aderire alla
previdenza complementare, si legge nella ricerca, al primo posto emergono
quelli economici: il 41% dichiara di non poterselo permettere, il 28% non si
fida degli strumenti di previdenza complementare, il 19% si ritiene troppo
giovane per pensare alla pensione, il 9% preferisce lasciare il Tfr in
azienda.
(la Stampa)
Una cronaca molto triste, chissà se i politici che si stanno contenendo le elezioni leggeranno questi dati o come sempre giocheranno alle tre scimmiette...
RispondiEliminaUn abbraccio a tutti
Beatrice
Le scimmiette, noi scommettiamo 10 euro sulle scimmiette!
EliminaUn abbraccio
I dati sono scoraggianti, ma è la parte sulla previdenza complementare che mi lascia molto perplessa: mi chiedo quando le persone capiranno che purtroppo le pensioni non ci sono più.
RispondiEliminaMamma che tristezza...
Un abbraccio
Lo capiranno presto, quando non riceveranno niente da questo stato ingrato.
EliminaUn abbraccio
mio padre lavora da quando ha 14 anni, ora ne ha 54 e non può andare in pensione a causa della riforma, non fa un lavoro facile. Questi non si rendono conto che certi lavori, dopo una certa età, sono difficili da sostenere. Non tutti lavorano con il culo poggiato sulla poltrona...ma questa è l'Italia
RispondiEliminaun abbraccione
Non se ne rendono conto dal momento che sono i primi a non lavorare...
EliminaUn abbraccio zamposo
pensione? PENSIONE?? io non so nemmeno se vedrò mai il primo giorno di lavoro! (parlando di posto fisso, perchè a dire il vero ho già lavoricchiato, ma solo per qualche mese)
RispondiEliminaun abbraccio
Anche le nostre Jene più giovani sono nella tua condizione, ti capiamo e fai bene a incazzarti!
EliminaUn abbraccio zamposo
Eccomi qui e il primo commento che dovrei fare su questo nuvo sito(una gran bella scoperta davvero), purtroppo non è certo dei più sereni!
RispondiEliminaUn' Italia, senza ideali, senza futuro per tutti, giovani e meno giovani...
Sembra che tutto voglia infrangere anche i sogni e le speranze , che poi sono alla base , almeno in maniera metaforica della vita!
Grazie ancora di cuore per tutto!
Grazie Nella per il tuo commento, siamo molto felici che ti sia iscritta così abbiamo potuto anche noi scoprire il tuo blog!
EliminaSì è vero, quest'Italia è una delusione, sembra che i politici ce la mettano tutta per distruggere il Paese...
Un abbraccio!
Un post realisticamente tragico, che si commenta da sé.
RispondiEliminaSempre lasciare uno spiraglio, ma è difficile.
A presto
Marilena