lunedì 19 settembre 2011

INGIUSTIZIA GIURIDICA

A Mirabello Monferrato le vecchie del paese se ne stanno sedute in circolo di fronte al municipio, parlano in dialetto e scuotono la testa. «In questa storia c' è tanta gramissia» esordisce una di loro.
Tanta cattiveria, traduce, tanta maldicenza. «Non è cosa bella strappare una creatura dalle braccia della mamma che ha fatto così tanto per averla...». È stata «cosa orribile» consegnare la propria bambina a mani sconosciute. Così, da un giorno all' altro. Senza che ci fosse nemmeno un lampo ad annunciare la tempesta. Era il 29 giugno dell' anno scorso. Quelle mani sconosciute hanno bussato alla porta di Luigi e Gabriella Deambrosis e mezz' ora più tardi la loro bambina (un mese e tre giorni di vita e soltanto 18 giorni a casa) non c' era più. Affidata a una casa famiglia, in attesa che i giudici decidessero sulla sua adottabilità.
Adesso, dopo tutti questi mesi, la decisione è un sì, la piccola è adottabile. E le motivazioni dei giudici, depositate al Tribunale dei minori due giorni fa, hanno acceso la miccia della rivolta fra i compaesani di Gabriella e Luigi, decisi a farsi sentire per aiutarli a riavere la bimba. Con una raccolta di firme, con il passaparola, con volantini per tappezzare i muri, magari con un appello ai preti del circondario perché ne parlino domenica in chiesa. Qualunque cosa pur di aiutare quei due «cristiani disperati». Nelle loro sedici pagine i magistrati, dipingono il quadro di una coppia smarrita ma, soprattutto, troppo vecchia per i bisogni di una neonata. Luigi e Gabriella - 70 anni lui, 58 lei - volendo a tutti i costi avere un figlio hanno «applicato in modo distorto le enormi possibilità offerte dal progresso in materia genetica», dicono, «rivelandosi poco attenti alla condizione del nascituro» e seguendo invece «il solo punto di vista dell' adulto-genitore» e cioè «il diritto a perseguire la genitorialità biologica, diritto che giustifica qualsiasi forzatura». «Una scelta», quella di aver un figlio alla loro età, «che si fonda sulla volontà di onnipotenza, sul desiderio di soddisfare a tutti i costi i propri bisogni, accantonando quindi le leggi di natura» e non ponendosi «mai seriamente domande sul fatto che la bambina si ritroverà orfana in giovane età, e prima ancora, sarà costretta a curare i genitori anziani, che potrebbero presentare patologie più o meno invalidanti, proprio nel momento in cui, giovane adulta, avrà bisogno del sostegno dei suoi genitori». Dal tribunale dei minori ieri pomeriggio è arrivata una smentita: la decisione non è stata presa perché i genitori sono troppo anziani ma per «ripetuti episodi di abbandono». È vero che nelle sedici pagine si parla anche di abbandono. Ma l' episodio su cui tutto si fonda è uno soltanto mentre la questione dell' età di Gabriella e Luigi è il perno sul quale ruota l' intera vicenda, tanto che è proprio per segnalare gli anni dei due che parte la segnalazione del servizio sociale dell' ospedale dove la piccola nasce, il 26 maggio 2010. In questo dramma non ci sono genitori-orchi, non c' è violenza, non ci sono lividi da raccontare. E quell' abbandono di cui parlano i giudici è il racconto di una coppia di vicini di casa Deambrosis. In paese si chiacchiera di dissapori fra le due famiglie legati alla vendita di una casa, di segnalazioni «troppo solerti» mandate al tribunale dei minori. Insomma, di tutta un' altra storia. I vicini dicono che il 28 giugno dell' anno scorso la piccolina è stata lasciata in macchina da sola, di sera, davanti a casa. Che piangeva fino ad essere diventata paonazza. «È rimasta sola per 40-45 minuti», calcolano i giudici. «Al massimo 7-8» dice il padre, «stavo scaricando dei pacchi, mi sono attardato ma la strada è piccola, non ci passa nessuno, lei era al sicuro e sempre sotto il mio controllo». Chi avrà ragione? La sentenza dà credito ai vicini ma Luigi e Gabriella annunciano ricorso, non hanno nessuna intenzione di arrendersi: «Faremo qualunque cosa per riportarla a casa. L' età non conta, siamo perfettamente in grado di crescerla e molti sono pronti a darci una mano». Lui è in pensione e restaura mobili, lei è bibliotecaria. Era dal 1990 che cercavano di avere un bambino: hanno provato a sottoporsi a trattamenti medici inutilmente, hanno tentato con l' adozione nazionale (bocciata), poi con quella internazionale (stesso esito), infine la decisione di andare all' estero per la fecondazione eterologa (vietata in Italia). «Gabriella gira con la borsa piena di fotografie della bambina» confida l' amica Pierangela Zeppa. «Così la sento più vicina» spiega lei alle persone a cui le mostra. Lucia Borghino, del Caffè Roma, sta pensando di usare il suo locale come punto di raccolta per una nuova petizione-appello in aiuto della coppia (ce ne fu già una quando la bimba fu allontanata), don Pierino Fumarco dice che sarà il primo a firmare, che «quei due sono brave persone, non meritano questo». Capannelli di persone chiacchierano, commentano, raccontano, sono convinti: è stata una «gramissia».

Eppure di precedenti ce ne sono stati:
- Liliana Cantadori nel 1993, quando aveva già compiuto i 63 anni, diede alla luce un figlio. Fu assistita dal famoso ginecologo Carlo Flamigni. Un caso che fece discutere molto in tutto il mondo.
-Rosanna Della Corte Nel 1994, grazie alla inseminazione artificiale, riuscì a partorire a 63 anni malgrado fosse in avanzata menopausa. La donna tre anni prima aveva perso un figlio. Per questa delicata maternità si era affidata alle cure del ginecologo Severino Antinori.
-Carmela Bousada: nel 2006, a Los Angeles, una sessantasettenne spagnola fece discutere il mondo dopo aver dato alla luce due gemellini. È tuttora la donna più anziana al mondo ad aver partorito e per farlo ha anche rischiato legalmente perché le leggi statunitensi vietavano l' inseminazione artificiale dopo i 55 anni.
-Gianna Nannini La cantante senese è diventata mamma all' età di 56 anni, il 26 novembre dello scorso anno mamma quando aveva 56 anni. Una sua intervista a Tv Sorrisi e Canzoni provocò nuovamente un dibattito sull'opportunità di procreare in età avanzata
(Corriere della Sera, 17 Settembre 2011)

Come Jene non abbiamo parole.
Complimenti ai vicini di casa, l’invidia e i rancori sono delle brutte bestie. Saranno felici ora che hanno distrutto la vita di una famiglia felice.
E questi sono gli stessi vicini che quando accadono violenze domestiche improvvisamente sono affetti da sordità permanente.
E cosa dire dei nostri assistenti sociali? Lasciano i bambini in mano a pedofili, genitori violenti e famiglia disastrate, poi però sono pronti a prestare orecchio alle maldicenze dei vicini traformandosi negli sceriffi di quartiere.
Ma bravi, davvero bravi…


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