sabato 9 ottobre 2010

La morte di un Angelo

La madre impietrita ascolta la notizia in diretta tv: «Ho violentato Sarah dopo averla uccisa» La ragazza è stata Strangolata in garage per aver rifiutato gli approcci dello zio.
Il corpo è stato ritrovato in un pozzo in avanzato stato di decomposizione.
La conduttrice di “Chi l’ha visto” dice: «Se vuole interrompiamo il collegamento». Ma la trasmissione va avanti.

Rai Tre per avere maggior audience passa sul dolore dei genitori di Sarah Scazzi. Vergogna, licenziate la giornalista!
Sarah, quindici anni, una ragazzina come tante; Sarah con un futuro ancora da sognare, Sarah con le sue piccole battaglie per l’indipendenza, Sarah che voleva un amore grande, Sarah con la cugina, Sarah che sorrideva. Sarah che non c’è più.
Su di lei è stato detto e scritto di tutto e di più, è stata messa sotto la lente d’ingrandimento e tutto questo mentre il suo sequestratore la uccideva per poi violentarla, prima di recitare la parte dello zio amorevole distrutto dal dolore.
«Ritroverò io il corpo di Sarah» aveva detto: bravo, meglio di un attore consumato. E mentre i genitori non riuscivano a darsi pace per la sua scomparsa quell’essere ignobile, perché solo così può essere definito, continuava a recitare.

Ma ieri il fratello di Sarah, Claudio, ha rivelato un retroscena inedito: «Mio zio aveva già molestato Sarah e lei se n’era lamentata con Sabrina» ha raccontato ai giornalisti. «Avevano litigato proprio su questo» ha spiegato il giovane, aggiungendo che «se l’avesse detto a noi e non alla cugina, non saremmo certo stati con le mani in mano».

«Non posso escludere novità e colpi di scena nell’indagine, ci sono versioni contrastanti. La mia idea è che ancora la verità deve essere chiarita in molti punti». Ne è convinto l’avv. Daniele Galoppa, difensore di Michele Misseri. Secondo Galoppa «è possibile che ci siano chiarimenti che facciano emergere altro. Va verificata, ad esempio, ancora la dinamica dell’aggressione che ha portato all’uccisione di Sarah e anche quanto accaduto successivamente con il trasporto della povera ragazza presso quel terreno agricolo dove è stato trovato il corpo».
Il legale ha anticipato che chiederà una perizia psichiatrica e un accertamento della capacità di stare in giudizio per il proprio assistito. «E' doveroso – ha proseguito – viste le contraddizioni e la poca lucidità emerse dalle dichiarazioni rese da Michele Misseri anche al medico legale Luigi Strada, che lo ha visitato».
L’avvocato Galoppa ha anche spiegato di aver accettato l’incarico di assistere Misseri perchè «tutti hanno diritto a una difesa – ha detto – perchè ho prestato giuramento e perchè l’obiettivo è quello di far venire a galla la verità, una verità che dia giustizia anche al mio assistito».

Signor avvocato, ha ragione quando dice che tutti hanno diritto a una difesa: anche Abele ha diritto ad una difesa ma chissà perché è solo Caino che non va toccato. Noi Jene non possiamo essere d’accordo con quanto lei ha affermato, ma è il suo lavoro, ci auguriamo solo che lei voglia veramente scoprire la verità e che il signor Misseri, vede lo onorifichiamo ancora del titolo di “signore”, paghi senza sconti di pena per ciò che ha fatto.
Siamo stanchi di sentire che persone come il signor Misseri non paghino per i reati commessi solo perché qualcuno li definisce incapaci di intendere e di volere. Cerchiamo di dare voce ad ogni Abele che fino adesso è rimasto in silenzio, perché da sei metri sottoterra non può parlare.
Per concludere vogliamo aggiungere uno stralcio di un articolo della sig.ra D. Caruso trovato on-line:

“Datelo a noi”, questa è la frase che è stata urlata con gran forza tra le sbarre. Michele Misseri, intanto, rifiuta ogni tipo di sostentamento alimentare e confessa di voler morire, forse schiacciato dai sensi di colpa per l'atto ripugnante che ha commesso."Mi ammazzo, la faccio finita". Queste le parole pronunciate dal contadino di Avetrana.
“L'Orco”, così ora viene chiamato Michele Misseri, è sorvegliato 24 ore su 24 in una cella di isolamento nel carcere di Taranto, da due-tre agenti per ogni turno, addetti a controllare ogni sua singola mossa.
Una stanza lontana da quelle dove sono rinchiusi altri detenuti, che funge da isolamento sanitario e giudiziario. Michele Misseri potrebbe, infatti, essere sicuramente vittima dell'ira dei carcerati, che hanno inveito pesantemente contro di lui, battendo oggetti contro le celle e gridandogli frasi come “bastardo”, “ammazzatelo”, “datelo a noi”, ”a morte”.

“Mi ammazzo, la faccio finita”, sono state le parole pronunciate dal signor Misseri.
Prego, si accomodi: nessuno la fermerà. Nessuna pietà per Caino.






Addio piccola Sarah, sii felice dovunque ti trovi adesso

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