martedì 15 novembre 2011

MANOVRA SI', MANOVRA NO, MANOVRA UN CAZZ...

"Partiamo dal fisco. Sembra quasi ineluttabile il ricorso alla patrimoniale, il prelievo straordinario che servirebbe soprattutto ad accontentare Vendola e compagni, garantendosi che se ne stiano mansueti per un po’: le ipotesi sono quelle di un prelievo sui conti correnti o di una tassa sui patrimoni superiori a un minimo, che potrebbe essere fissato a 1,5 milioni tra immobili, investimenti e risparmi. Naturalmente il fisco è una leva importante sulla quale agire. La lettera della Bce prevede il termine di fine gennaio 2012 per avere una road map precisa della riforma fiscale attraverso la quale si calcola di poter risparmiare 20 miliardi entro il 2013, e questa è un’altra scadenza ineludibile per il futuro esecutivo, così come sarebbe stato per il governo Berlusconi. Un probabile grande ritorno sulla scena è quello dell’Ici sulla prima casa, e questo non farà felici gli italiani: anche perché l’ipotesi è quella di ritrovarsi l’imposta sugli immobili aumentata in seguito alla possibile revisione dei valori catastali sulla base dei quali l’Ici è calcolata.
Secondo tavolo su cui giocare una partita difficile ma necessaria è quello delle pensioni. La più importante posta in gioco è quella dell’innalzamento dell’età per il ritiro a 67 anni per tutti entro il 2026, a cui si somma l’abolizione progressiva delle pensioni di anzianità, lasciando in campo solo quelle di vecchiaia. Una patata bollente per chiunque, ma l’annunciata assenza della Lega dal governo Monti potrebbe facilitare il compito.
Terzo fronte, quello del lavoro. La cancellazione dell’articolo 18, quello che di fatto impedisce il licenziamento nelle aziende con almeno 15 dipendenti, potrebbe essere riproposta se l’esecutivo avrà la forza di ignorare gli strali della sinistra e dei sindacati. Molto dipenderà da chi dovesse sedersi alla poltrona di ministro del Welfare. Se fosse Pietro Ichino, come pare possibile, si aprirebbe la strada alla cosiddetta flexsecurity sul modello scandinavo, del quale proprio Ichino è l’ambasciatore italiano: più mobilità e maggiori ammortizzatori sociali per chi perde il lavoro.
Infine c’è l’obiettivo strategico della crescita, per ottenere la quale Monti starebbe già pensando, più che a tagli sulla spesa pubblica, al rilancio del disegno di legge per la concorrenza e a una robusta dose di liberalizzazioni, in particolare nei settori del gas, delle poste, dei trasporti e dei servizi pubblici locali, nei quali l’Italia è decisamente indietro rispetto agli standard europei."
(da Il Giornale, 15 Novembre 2011)

Il programma del Professor Monti sarebbe stato migliore se avesse inserito alcune voci che noi Jene riteniamo di vitale importanza per la crescita del Paese, quali:

-abolizione della tassa del Mezzogiorno e di altre tasse inutili come quelle che paghiamo all’Etiopia e all’Abissinia;
-rispedire a casa gli extracomunitari che non trovano un lavoro, non pagano le tasse e spesso occupano le nostre carceri;
-eliminare i finanziamenti alle scuole private e favorire la crescita delle scuole pubbliche;
-migliorare il sistema sanitario;
-garantire un lavoro a tutti i cittadini Italiani (non solo a quelli che hanno la spinta);
-diminuire il numero di politici che si trovano a Roma;
-ridurre il numero dei partiti (bastano solo due fazioni di stupidi: Destra e Sinistra);
-abolire i Senatori a vita, le auto blu, i portaborse;
-minimizzare lo stipendio dei politici (ad esempio, da 1400 € al giorno si potrebbe passare a 1400 € al mese, forse qualcosa in meno così anche i politici capiscono cosa significa arrivare alla fine del mese senza un euro in tasca);
-minimizzare gli stipendi di vip, calciatori, veline...
-costringere gli evasori fiscali (ma soprattutto quelli che come Berlusconi hanno usato i nostri soldi per pagare i loro bunga bunga) a restituire tutto fino all’ultimo centesimo.

Cosa ne pensa, Professor Monti, potrebbe prendere in considerazione anche queste idee o le sue manovre si limiteranno a spremere il sangue dalle vene degli onesti cittadini Italiani?


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